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Berlino sponsor dell'invasione. Quei soldi tra Ong e partiti

Tedesche oltre la metà delle navi umanitarie. A "Sea Eye" altri 365mila euro. Gli intrecci finanziari con i rossoverdi

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È il tedesco la lingua più parlata sulle navi ong che fanno la spola tra coste del nord Africa e Lampedusa. Una vera e propria flotta, finanziata da privati, aziende, ricchi filantropi. Ma anche dal governo federale. Un fatto che ha destato «stupore» a Palazzo Chigi, termine soft che in realtà significa grande irritazione. E infatti il premier Meloni spiega di aver appena avuto «degli scambi» sull'argomento con il cancelliere Olaf Scholz. Il messaggio italiano è chiaro: «Se loro vogliono tornare indietro sulle regole delle Ong, allora noi proponiamo un altro emendamento in forza del quale il Paese responsabile dell'accoglienza dei migranti che vengono trasportati sulla nave di una Ong è quello della bandiera della nave. Capisco le posizioni degli altri ma non si può fare la solidarietà con i confini degli altri» dice Meloni a Malta per il summit Med9.

L'armata della solidarietà tedesca in Italia in effetti è imponente. L'ultima ricognizione ufficiale dice che su 19 navi ong attualmente operative nel Mediterraneo, più della metà, ovvero 10, battono bandiera tedesca o sono proprietà di ong tedesche. Alcuni dei loro nomi sono ormai noti, altri meno. Si tratta nello specifico di Humanity 1, riconducibile alla ong tedesca «United 4 Rescue», che schiera anche la Sea Watch 5 e la Sea Eye 4; la Rise Above della tedesca Mission Lifeline; la Louise Michel, l'imbarcazione umanitaria finanziata dall'artista britannico Banksy; la Sea Watch 3 della Ong tedesca Sea Watch, che possiede anche «Aurora Sar», battente bandiera britannica; poi la Nadir della ong tedesca Resqship, quindi la Trotamar III, veliero della ong tedesca People in Motion; poi la Mare-Go dell'omonima ong sempre con sede in Germania.

Le ong spiegano di aver portato a terra, in Italia, decine di migliaia di migranti. La loro mission è umanitaria, ma anche dichiaratamente politica: «Navighiamo contro la fortezza Europa» dice Katja Tempel, attivista della missione Trotamar III. Quelli di Sos Humanity combattono contro gli accordi con i paesi di partenza, la strada cioè che il governo italiano sta perseguendo, insieme alla Ue: «Cooperare con paesi insicuri come Tunisia e Libia significa per l'Europa diventare complici nelle violazioni dei diritti umani» scrivono gli attivisti di Sos Humanity.

Si tratta proprio della nave ong che il governo federale ha appena finanziato, con 800mila euro, mentre per la Comunità Sant'Egidio vengono stanziati da Berlino 400mila euro per l'assistenza a terra dei migranti sbarcati in Italia. Nelle ultime ore si è scoperto quale è la terza ong a cui sono diretti i finanziamenti «imminenti» di cui aveva parlato la ministra tedesca degli Esteri, Annalena Baerbock. Si tratta di Sea Eye, a cui vanno 365mila euro del governo tedesco «per il funzionamento della Sea Eye 4», imbarcazione di salvataggio del gruppo. «Siamo molto felici di questo risultato, che ci permetterà quest'anno di finanziare altre due missioni di salvataggio della Sea Eye 4», afferma Jutta Wieding di Sea Eye.

Gli intrecci e la comunanza di interessi tra ong e partiti rosso-verdi tedeschi (Spd, Verdi e Fdp) sono un tema discusso anche in Germania. Quando lo scorso novembre la Commissione Bilancio del Bundestag ha stanziato ben 8 milioni di euro (2 milioni l'anno fino al 2026) per la ong United4Rescue (quindi le navi Sea Watch, Sea Eye e Humanity), i giornali tedeschi hanno fatto notare una curiosa relazione. Quella tra il numero uno della United4Rescue, Thies Gundlach, e la leader dei Verdi Katrin Göring-Eckardt, vicepresidente del Bundestag. La sua compagna. E guarda caso i Verdi, insieme al FDP, sono il partito che riceve più donazioni da privati.

Anche da finanziatori vicini al mondo ong? É il segreto di Pulcinella, anche se non è una maschera teutonica.

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