Bastano tre mesi in un centro di accoglienza perché gli immigrati ottengano l'iscrizione anagrafica e la residenza. Con una circolare emanata del 17 agosto, il ministro dell'Interno Angelino Alfano ha indicato ai Comuni concedere la residenza "in caso di documentata ospitalità per più di tre mesi". Una regalia per le migliaia di stranieri, che il governo Renzi ha deciso di ospitare nei centri di prima accoglienza che ha mandato su tutte le furie il centrodestra. Anche perché il Pd è al lavoro per sbloccare la norma che prevede la cittadinanza italiana ai ragazzi di origine straniera cresciuti nel nostro Paese.
A lanciare l'allarme sono stati il capogruppo e il vicecapogruppo di Fratelli d'Italia in Consiglio comunale di Arezzo, Giovanna Carlettini e Domenico Chizoniti, che in queste ore hanno presentato un'interrogazione per far luce sulla circolare del Viminale. "Chiediamo chiarezza su questo provvedimento del governo e su quali siano le ripercussioni sulle regioni e sui servizi socio-assistenziali - ha commentato il capogruppo di Fratelli d'Italia in Regione Giovanni Donzelli - l'Italia nel 2016 spenderà 4 miliardi di euro nel business dell'accoglienza, vogliamo sapere se questo significherà un ulteriore aggravio di costi per il sistema del welfare". Agli immigrati che sbarcano, richiedono protezione internazionale o asilo e, pur avendo uno straccio di documento, vengono accolti, tramite le cooperative, negli hotel e nei centri di accoglienza, il governo Renzi apre così le porte per una sua richiesta di iscrizione anagrafica. E tale richiesta, per la quale basta una semplice ricevuta, spesso neanche viene avanzata dagli immigrati ma, in maniera anomala, dai responsabili delle cooperative stesse.
"I Comuni - denunciono gli esponenti di Fratelli d'Italia - si trovano dinanzi a una situazione di forzatura giuridica che li costringe a considerare queste persone alla stregua di cittadini italiani o comunitari. Anzi, di più - continuano - visto che un cittadino italiano che vuole ad esempio trasferirsi da un comune a un altro è costretto a fornire una documentazione molto corposa". Le conseguenze si traducono in un accesso degli immigrati all'assistenza sociale, alla concessione di sussidi, alle case popolari e all'iscrizione nel servizio sanitario nazionale. Se gli enti locali sono stati negli anni sottoposti a una stretta finanziaria dalla normativa nazionale giustificata sempre con la scusa delle necessarie coperture finanziarie che devono accompagnare qualsiasi politica di spesa, adesso la stessa normativa rischia di far saltare il banco. Con i Comuni costretti a gestire decine di richieste del genere e a concedere anche agli immigrati una valanga di benefici.
Anche percvhé, se fino a oggi è stato il Viminale a sostenere le spese di sussistenza per gli immigrati, negli ultimi mesi lo Stato ha smesso di pagare gli operatori dell'accoglienza. "Il sistema sta saltando - concludono Carlettini e Chizoniti - e il governo gioca a scaricabarile".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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