David Sassoli è il nuovo presidente del Parlamento europeo. La votazione è giunta dopo un tira e molla a Strasburgo durato alcune ore e dopo due scrutini, ma alla fine la fumata bianca è arrivata con 345 voti a favore su 667. E i Socialisti ottengono lo scanno di Strasburgo dopo aver perso la presidenza della Commissione europea a favore di Ursula von der Leyen del Partito popolare europeo.
Sarà quindi un italiano a ereditare la poltrona di Antonio Tajani. E per l'Italia, uscita a corto di cariche dopo la fine del mandato di Mario Draghi, di Tajani e di Federica Mogherini, è comunque un segnale del fatto che il nostro Paese manterrà un posto di vertice nelle istituzioni europee. Anche se certo non può considerarsi una vittoria del governo a guida Giuseppe Conte poiché Sassoli non è assolutamente da considerare un profilo vicino all'esecutivo giallo-verde. L'Italia ha ottenuto una carica apicale a Strasburgo ma di fatto completamente slegata dalle logiche del governo che attualmente guida il Paese. E la conferma arriva dallo stesso Sassoli, che da sempre lancia forti attacchi contro la Lega e contro il Movimento 5 Stelle, accusando sia Matteo Salvini che Luigi Di Maio. E il suo curriculum non si può considerare quello di un uomo superpartes: è un profilo politicizzato, a forte connotazione di sinistra e certamente legato a quelle logiche europeiste e anti-sovraniste che hanno combattuto in ogni modo il vento soffiato su tutto il continente, e che uniti rappresentano un blocco molto importante per tutta l'Europa.
La sua storia parla da sé. Sassoli è sbarcato nel Parlamento europeo nel 2009 dopo una lunga carriera come giornalista, iniziata con Il Giorno e con Rai Tre, per poi passare alla collaborazione con Michele Santoro e infine lo sbarco a Rai 2 e a Rai 1, in cui diventa direttore del Tg con l'avvento di Gianni Riotta. Arriva in Europa nel 2009, candidato col Partito democratico di Walter Veltroni. Nel 2012 si candida alle primarie del Pd per sindaco di Roma, sconfitto da ignazio Marino. Poi viene rieletto nel parlamento europeo nel 2014, quelle in cui il Pd di Matteo Renzi raggiunge la soglia del 40%. E da ì due mandati da vicepresidente dell'Eurocamera. La sua candidatura è da considerare una sorta di conclusione "naturale" del suo percorso in Europa, così come il frutto dell'accordo sul pacchetto di nomine fra Partito popolare europeo e Socialisti: la presidenza spetterà per metà della legislatura alla sinistra e per l'altra metà ai moderati. Bocciata la sinistra europea con Sira Rego, spagnola della sinistra Gue/Ngl e Ska Keller, tedesca dei Verdi, ma anche la destra sovranista, che puntava tutto su Jan Zahradil dei Conservatori e Riformisti.
E già da questo ventaglio di candidature si possono capire molte cose, così come dall'esclusione dei sovranisti. Il parlamento nato da queste ultime elezioni europee, dove è stata evidente l'ascesa dei partiti sovranisti, decide che questi non debbano prendere alcuna carica, dividendosi di fatto i vertici dell'Ue.
Nel suo appello di fronte agli eurodeputati per sostenere la sua candidatura, Sassoli ha voluto citare uno dei padri fondatori dell'Ue, Jean Monnet: "Niente è possibile senza gli uomini, niente dura senza le istituzioni". "Sarò garante di un confronto aperto, diretto e plurale ma sempre nel pieno rispetto delle opinioni di tutti voi e delle prerogative del Parlamento. In questa aula perché è in questa aula che spesso non ci rendiamo conto che si protegge la nostra indipendenza". Ora bisognerà capire se l'indipendenza del Parlamento europeo sarà effettivamente rispettata.
Di sicuro però non sarà difesa la linea espressa dal governo, i cui due partiti sono i principali avversari del nuovo presidente e delle forze che l'hanno portato all'elezione. Anzi, con questa elezione c'è solo una certezza: ha vinto il Pd, hanno perso i sovranisti. Che pure hanno dimostrato di essere una larga maggioranza del nostro continente.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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