Sono più di dieci le aziende che i magistrati hanno perquisito per aver finanziato Open, la fondazione scioltasi nel 2018 che dal 2012, oltre a finanziare la Leopolda, sosteneva le attività e le iniziative politiche di Matteo Renzi.
Sotto indagine della Procura di Firenze l’avvocato e il fu presidente di Open Alberto Bianchi e anche Marco Carrai, che ricopriva la carica di membro del Consiglio di amministrazione della fondazione.
La Guardia di Finanza ha messo nel mirino i finanziatori dell'ex fondazione renziana. E si tratta di brand importanti e molto noti, come – ad esempio – il gruppo farmaceutico fiorentino Menarini e la pratese Rifle, un'azienda di abbigliamento denim e casualwear. Ma ci sono anche big del tabacco. Tutte figure che sono intervenuti alla Leopolda, dando soldi all’appuntamento clou del “renzismo”.
Come scritto da Fabio Amendolara sulle colonne de La Verità, la Fondazione Open non raccoglieva ovviamente solo le donazioni dei cittadini privati e di piccoli imprenditori, ma poteva contare anche – per non dire soprattutto – su aziende strutturate di grandi dimensioni.
Ecco, sono proprio questi i finanziamenti che le Fiamme Gialle hanno posto sotto la lente di ingrandimento. Come i 110mila euro versati a Open dalla British American Tobacco nell’estate del 2014, qualche mese dopo il trionfo elettorale – alle Europee – del Partito Democratico guidato da Renzi, capace in quell’occasione di toccare il 40% e rotti dei consensi.
Oltre all’amico Davide Serra del Fondo Algebris, un altro grande finanziatore della fondazioe Open è stato Gruppo Getra, con 150mila euro. Una realtà aziendale visitata dall’allora premier nel giugno del 2016.
Dunque, anche il Gruppo Gavio (concessionario italiano delle autostrade) e la Karat Srl dei fratelli Bassilichi, e la Garofalo Health Care, società operante nel settore della sanità privata. In conclusione, fa capolino anche il nome della Isvafim di Alfredo Romeo, che versa 60mila euro
Dal 2012 al 2018, nelle casse di Open sono arrivati 6,2 milioni di euro e gli investigatori vogliono accertare che questi lauto finanziamenti non siano una contropartita nei confronti del Gruppo Toto.
Il prestito per comparsi la villa
Infine, nel mirino delle toghe gigliate c’è anche quel prestito da 700mila euro chiesto da
Renzi "a un carissimo amico" per mancanza di disponibilità – come svelato dal diretto interessato a Radio Capital – per l'acquisto di una villa da 275 metri quadrati e 1.600 di giardino, sulle colline di Firenze.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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