Follie di Grillo: sale in auto blu e vuole il sorteggio

Usa la vettura di servizio di Fico come un taxi e pensa di scegliere i deputati per riffa

Follie di Grillo: sale in auto blu e vuole il sorteggio

Beppe Grillo non ce la fa più. È evidente e non possiamo nemmeno biasimarlo. Come vi sentireste voi a vedere centinaia di sciamannati che vanno in giro per il Parlamento fregiandosi del vostro nome? Per Grillo i grillini sono diventati figli ingombranti e dispotici: ormai ogni volta che Beppe parla, qualcuno, a partire da Di Maio, lo smentisce. Tra poco inizieranno a trattarlo come il nonno, vagamente rintronato, che durante le cene di Natale se ne esce con battute fuori luogo e idee bislacche. Ma nel frattempo lui si infila ovunque, straparla di tutto e ieri ha messo a segno due colpi da campione. Due colpi ai Cinque Stelle e alla sua presunta superiorità morale ovviamente. Il guru anticasta, a Roma per sorvegliare da vicino i grillini dispettosi, cosa ha pensato bene di fare? Di scroccare un passaggio in autoblu a Roberto Fico per raggiungere in via Arenula il Guardasigilli Alfonso Bonafede, come denunciato dal deputato dem Carmelo Miceli. Ora, va bene che a Genova sono noti per la loro parsimonia, ma Beppe Grillo che sale su un autoblu come un qualsiasi politico della Prima Repubblica è la caduta del muro di Berlino dei Cinque Stelle. E i mattoni gli sono caduti in testa. Ma questo è un dettaglio, perché la vera mazzata se l'è tenuta per il suo blog personale. Ecco l'ideona: aboliamo i politici (ma evidentemente non le autoblu). Ma come?, verrebbe da dire, hai appena portato in Parlamento 202 deputati e 109 senatori e ora vuoi farli fuori? Sì, proprio così. Tra strafalcioni, scie chimiche, falsi allunaggi, retromarce e smentite, Grillo si deve essere così disgustato dei suoi che ha pensato di lanciare questa proposta. «Il suo nome tecnico è sortition. Ma il suo nome comune è selezione casuale. L'intuizione è di un certo Brett Hennig. L'idea è molto semplice: selezioniamo le persone a sorte e le mettiamo in Parlamento. Sembra assurdo, ma pensateci un attimo. Le selezioni dovrebbero essere eque e rappresentative del Paese. Il 50% sarebbero donne. Molti sarebbero giovani, alcuni vecchi, altri ricchi, ma la maggior parte di loro sarebbero gente comune. Sarebbe un microcosmo della società». Cioè: dopo averci ossessionato con la storia dei curriculum, dopo aver costretto tutti i suoi candidati a estenuanti selezioni in stile X Factor, dopo aver indetto decine di elezioni on line per valutare volti, nomi, cognomi, stati di famiglia e 740 di possibili deputati, Grillo demolisce uno dei sedicenti presupposti della politica grillina: la competenza. Meglio una lotteria. Certo, pensando a Luigi Di Maio, passato direttamente dalla distribuzione di bottigliette d'acqua allo stadio alla vicepresidenza del Consiglio dei ministri, possiamo anche umanamente comprendere lo spirito della boutade di Grillo. Ma è la fine della politica come la abbiamo intesa fino a oggi, funzionava così nell'antica Grecia. Ma è passato giusto qualche millennio. Pensare di avere una camera a estrazione è una follia.

E non veniteci a dire che questa è la politica duepuntozero o trepuntozero, semmai zerozero, come la farina.

È

un po' come dire: signori, noi ci abbiamo provato a reclutare cittadini modello, ma ci è andata così male che forse è meglio affidarci al caso. La politica del caso. Il problema è che sono (sarebbero) tutti «casi» nostri.

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