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I pensionati e il mattone dopo la tempesta

Dopo le ondate dell’emergenza sanitaria, l’Italia fa i conti con l’onda lunga delle conseguenze economiche della pandemia.

I pensionati e il mattone dopo la tempesta

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Dopo le ondate dell’emergenza sanitaria, l’Italia fa i conti con l’onda lunga delle conseguenze economiche della pandemia. Il puzzle è complesso, composto da una miriade di tasselli non privi di contraddizioni, ma il disegno generale è chiaro ed emergono dei dati di fatto. Innanzitutto, le chiusure a più riprese delle attività, i consumi evaporati e il ricorso massiccio allo smart working non hanno avuto lo stesso impatto sui settori produttivi e sui singoli individui. Sulla dicotomia tra lavoratori autonomi, dipendenti privati e statali gli analisti hanno avuto modo di sbizzarrirsi, mettendo in luce le diverse gradazioni con cui la crisi ha colpito durante e dopo il Covid. Un elemento interessante, e forse non ancora indagato a sufficienza, viene dallo studio delle compravendite immobiliari. Un report del Gruppo Tecnocasa ci dice che nel 2021 il 7,3% degli acquisti è stato concluso da pensionati. La quota è in lieve calo, ma sostanzialmente stabile, se confrontata con gli anni 2020 e 2019 quando si è attestata rispettivamente al 7,6% e all’8%. Però la quota di over 60 che acquista senza accendere un mutuo, quindi in contanti, è salita all’85,5% nel 2021, in crescita rispetto all’annus horribilis 2020. Altri spunti di riflessione: i pensionati che hanno comprato casa lo hanno fatto per viverci nel 68,4% dei casi (come abitazione principale, magari insieme a figli e nipoti), per investimento nel 21,5% e per l’acquisto della casa vacanza nel 10%. Due anni fa, in piena pandemia, gli acquisti per investimento avevano segnato una contrazione, nel 2021 invece la quota è risalita al 21,5%. Le percentuali di compravendite di case vacanza da parte dei proprietari senior non hanno subito variazioni significative negli ultimi tre anni. Volendo trarre alcune conclusioni, c’è una larga fetta della popolazione per cui la ricchezza non è stata intaccata dal complicatissimo biennio che abbiamo vissuto. D’altronde, la crescita dei risparmi è stata messa nero su bianco anche da un recente studio Fabi. Più liquidità e meno rischi, insomma, con i salvadanai degli italiani cresciuti di oltre il 7%: tra il 2019 e il 2021, la ricchezza finanziaria delle famiglie italiane è aumentata, in totale, di 334 miliardi di euro, sfiorando il tetto dei 5mila miliardi. Tra conti correnti e contanti, le famiglie hanno accumulato oltre 153 miliardi in più in depositi.

Oggi con l’inflazione che galoppa nel carrello della spesa, maxi rincari in bolletta e spettri di patrimoniale, nuovi mostri minacciano di divorarsi quel tesoretto frutto di prudenza, rinunce e sacrifici. Ma in un Paese così sbilanciato verso la terza età, dove trentenni e quarantenni rincorrono sicurezze e stabilità, genitori e nonni restano pur sempre l’ultimo appiglio sull’orlo del baratro

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