Coronavirus

L'incubo lockdown a Pechino affonda le Borse mondiali

Code ai centri per i test di massa decisi dalle autorità e nei supermercati. Controlli severi per entrare in città

L'incubo lockdown a Pechino affonda le Borse mondiali

La Cina rilancia la scelta della «tolleranza zero» al Covid e dopo il lungo e duro lockdown di Shanghai, sembra essere pronta a replicare anche a Pechino: «Di fronte a Omicron, la Cina non cederà ma avanzerà nella lotta per bloccare la variante», afferma il portavoce del ministero degli Esteri, Wang Wenbin. Intanto l'unica cosa certa per adesso è che Pechino sembra temere uno scenario simile a quello di Shanghai, dove quasi tutti i 25 milioni di abitanti sono confinati dall'inizio di aprile, spesso con difficoltà nell'accesso al cibo.

Le prime ripercussioni si sono avute nelle Borse, nonostante la vittoria di Macron: gli indici Shanghai Composite, Shenzhen Component Index e il ChiNext hanno chiuso molto in negativo e anche quelle europee hanno chiuso al ribasso, affiancate dal calo di Wall Street, per i timori sulle prospettive dell'economia mondiale, la guerra e la stretta monetaria, che attende gli Usa. Inoltre In termini di impatto della strategia «zero Covid» sull'economia cinese, per gli esperti di Nomura «il peggio deve ancora venire», le stime di crescita sono ancora troppo ottimistiche e «ci aspettiamo un ulteriore giro di tagli delle previsioni nelle prossime settimane». Nelle ultime 24 ore 51 decessi sono stati annunciati a Pechino dal ministero della Salute, numero record di casi giornalieri. Le autorità comunali hanno avvertito domenica che la situazione è «grave e difficile» e che sono necessarie misure urgenti, per arginare rapidamente la diffusione del virus. Intanto i timori di un imminente lockdown hanno scatenato gli acquisti a Pechino, provocando lunghe code sia ai supermercati sia davanti ai centri provvisori per i test di massa, decisi ieri dalle autorità sanitarie e concentrati a Chaoyang, il distretto centrale della capitale con circa 4 milioni di abitanti. Qui, infatti, sono stati ordinati 3 test anti-Covid obbligatori a partire da ieri a residenti e lavoratori. L'area, che triplica le persone nelle giornate lavorative, ospita la sede di molte multinazionali e ambasciate. A Sanlitun, uno dei quartieri principali e più trafficati, sono attivi 6 centri provvisori per i test nel raggio di 300 metri. Davanti ai supermercati sono comparse file già dalle prime ore del mattino con ingresso scaglionato e molti articoli sono andati esauriti domenica sulle app di consegna di generi alimentari. Sono state innalzate anche le misure di prevenzione col divieto ai residenti di lasciare alcune aree. Pechino, inoltre, ha imposto controlli severi sull'ingresso in città: tutti i viaggiatori devono sottoporsi a un test anti-Covid entro le 48 ore. La Cina sta affrontando da marzo un'epidemia che colpisce in varia misura quasi l'intero Paese, contando però oltre 20mila casi l'altro giorno, 2.666 contagi accertati e 17.528 portatori asintomatici. Solo a Shanghai, dove quasi tutti i 25 milioni di abitanti sono confinati dall'inizio di aprile, spesso con difficoltà nell'accesso al cibo, le infezioni verificate sono a 2.472, mentre le altre riguardano altre 17 regioni e province, tra cui il Jilin (79), l'Heilongjiang (26) e Pechino (14). Shanghai si è confermata il peggior focolaio del Paese con ben 16.983 asintomatici, oltre che per i 51 decessi (di 84,2 anni di età media e quasi tutti con gravi patologie), che porta il totale a 4.

776 nel Paese dall'inizio dell'emergenza. Proprio la popolazione anziana di Shanghai è la più vulnerabile: solo il 62% dei residenti dai 60 anni in su ha ricevuto 2 dosi, mentre la quota protetta scende al 15% degli over 80.

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