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Pronto il diktat Ue sul salario minimo. E si divide anche il governo

Brunetta: "È contro la nostra storia". Ma Letta già esulta. Gli industriali dubbiosi: "I nostri stipendi sono già più alti"

Pronto il diktat Ue sul salario minimo: sindacati scettici. E si divide anche il governo

L'Europa corre verso l'introduzione del salario minimo, ma almeno in Italia l'imposizione di una paga minima per legge non sembra fare breccia in tutti i cuori. Nemmeno in quelli di alcuni dei sindacati più significativi, che vedono minacciata la contrattazione collettiva. La matassa si sbroglierà a Strasburgo domani sera, quando ci sarà il round decisivo di negoziati tra Commissione, Parlamento e Consiglio Ue.

Già da tempo in Italia si parla di salario minimo. Ai tempi del governo Conte 2, il Movimento 5 Stelle aveva presentato un disegno di legge che fissava la paga minima a 9 euro lordi all'ora. Una soglia che non cambierebbe le cose, almeno secondo i calcoli del Centro Studi della Cgia di Mestre, per i quali la retribuzione oraria in Italia è già oggi superiore ai 9 euro lordi nei Contratti nazionali collettivi del lavoro delle principali associazioni sindacali e datoriali.

Anche al Festival dell'Economia di Trento si è levata più di una voce critica contro il diktat Ue. «Il salario minimo per legge non va bene perché è contro la nostra storia culturale di relazioni industriali», ha detto Renato Brunetta, ministro della Pubblica amministrazione. «Il salario non può essere moderato ma deve corrispondere alla produttività». Lo stesso ministro ha lanciato una proposta per rafforzare il potere d'acquisto delle famiglie: oltre ad agire sul cuneo fiscale, si potrebbe «prendere l'extra gettito dell'Iva sui beni non di largo consumo e utilizzarli per tenere basse le aliquote per quelli di largo consumo».

E sempre da Trento, durante il panel sul mercato del lavoro moderato dal caporedattore del Giornale, Marcello Zacché, sono arrivate le reazioni di due sindacalisti di peso: «Il salario minimo non sostituisca i contratti», ha detto il segretario della Uil, Pierpaolo Bombardieri. «Siamo d'accordo con il salario minimo a condizione che coincida con i minimi contrattuali, questo è lo strumento che può permettere di non ridurre l'area dell'applicazione dei contratti». Il leader della Cisl, Luigi Sbarra, ha suggerito di non «prendere a modellovla Germania». Berlino, infatti, è uno dei Paesi Ue ad avere già adottato il salario minimo e dal primo ottobre lo alzerà a 12 euro. Lì «non esistono contratti collettivi nazionali di lavoro salvo per qualche settore, noi abbiamo un sistema diverso con il 90% di copertura contrattuale, ecco perché non serve un salario minimo per legge a 9 euro lordi». La via quindi sarebbe «rafforzare i minimi contrattuali di quelli sottoscritti dalle organizzazioni maggiormente rappresentative». La Cisl vorrebbe veder alleggerito il carico fiscale su lavoro e imprese, e ha chiesto un incontro col governo.

Il vicepresidente di Confindustria, Maurizio Stirpe, presente allo stesso evento, ha detto: «Non penso che il salario minimo è un problema» perché i contratti di Confindustria sono già ora al di sopra delle soglie che sarebbero indicate per il salario minimo in Italia. Non è contrario, ma al tempo stesso pone tre condizioni: «Che il salario minimo venga fissato tra il 40 e il 60% del salario mediano», che «non venga confuso con la retribuzione proporzionale e sufficiente dell'articolo 36 della Costituzione» e che «operi per tutti i contratti, non solo per le aree in cui non c'è la contrattazione collettiva. Altrimenti si esporrebbe a operazioni di dumping salariale».

A sinistra il salario minimo piace tantissimo. La Cgil è favorevole. Il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Andrea Orlando, vuole «intervenire subito», in attesa poi di una legge di carattere più organico. «Io ho avanzato una proposta ed è quella di usare come parametro del salario minimo i contratti maggiormente rappresentativi dei diversi settori». E il segretario del Partito democratico, Enrico Letta, si è impegnato «ad arrivare al salario minimo, come fanno in Germania e come fanno in Australia, paesi che sono simili al nostro». Letta si è spinto anche oltre, proponendo di abolire gli stage e i tirocini non retribuiti. Nell'area di governo, c'è l'ok anche del ministro alle Infrastrutture, Enrico Giovannini. Da un altro Festival dell'Economia, il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, ha detto che il salario minimo «Se ben studiato è una buona cosa».

Ma non bisogna legarlo ad «automatismi che possono costare, per esempio un salario che ha piena indicizzazione ai prezzi al consumo» e diventa il modello per tutte le contrattazioni. Insomma, la paura pare il ritorno della scala mobile.

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