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La riforma non intacca il prestito Covid

Il nuovo Salva Stati non va confuso con la linea di credito sanitaria

La riforma non intacca il prestito Covid

Se prima dell'estate - quando l'Italia e l'Europa cercavano formule per finanziare le risposte all'emergenza sanitaria, erano Lega e M5s a fare confusione - magari non consapevolmente - tra i due Mes, oggi è il governo ad avere un interesse tutto politico nel sovrapporre piani diversi.

Quella passata all'Eurogruppo di lunedì è la riforma generale del Meccanismo europeo di stabilità. Altra cosa è la nuova linea di credito attivata presso il Mes per finanziare le spese sanitarie legate all'emergenza Covid. I famosi 36 miliardi di euro a disposizione dell'Italia.

La riforma era stata abbandonata in marzo, archiviata a causa della pandemia, ma anche per il veto dell'Italia. Il governo temeva gli automatismi che avrebbero permesso ad alcuni detentori di titoli di Stato di attivare la ristrutturazione del debito. Sono le Cacs, clausole azione collettiva. La riforma prevede che per i titoli di debito pubblico di nuova emissione, una eventuale ristrutturazione sia decisa con una sola votazione. Un modo per evitare minoranze di blocco, ma anche un'ipoteca sui titoli di Stato dei paesi più fragili come l'Italia, che il mercato non potrà che prezzare.

Secondo il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri questo nodo è stato superato. Le clausole scatteranno nel 2022 come previsto, ma «non aumentano la probabilità di una ristrutturazione del debito, essendo peraltro attivabili esclusivamente per iniziativa dall'emittente: è solo lo Stato che può decidere se attivarle», ha spiegato. La riforma dà più potere allo stesso Mes, nel decidere le condizioni dei prestiti, a scapito della Commissione europea. Il Mes è un organismo autonomo rispetto alle istituzioni europee, si finanzia sul mercato e ha una organizzazione simile a quella di una banca d'affari. Se da un lato non ci sono più gli automatismi, il giudizio sul merito del destinatario del prestito spetterà a un organismo tecnico e non politico.

Quando il capo politico del M5s Vito Crimi, dice sì alla riforma e no al suo utilizzo, in sostanza apre le porte a eventuali prestiti con condizionalità certe - quelli della riforma - e dice no a un prestito -la nuova linea di credito dedicata al Covid - che di condizioni non ne ha.

L'Ue ha deciso di utilizzare il Mes (o Esm, acronimo inglese di European stability mechanism) per varare una linea di prestito dedicata alle spese sanitarie: il Pandemic Crisis Support, finanziamenti a tasso zero senza condizioni se non l'obbligo di utilizzarli solo per le spese sanitarie dirette o indirette. Prestiti che non sono toccati dalla riforma.

Se il governo italiano all'ultimo Eurogruppo ha detto sì è soprattutto per l'anticipo del backstop, cioè la garanzia sul Fondo unico di risoluzione delle banche. Partirà nel 2022 anziché nel 2024. Ma anche su questo ultimo aspetto non mancano incertezze.

A partire dalle risorse per finanziare il fondo.

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