Roma, la Raggi si dà "sette e mezzo" ma i romani la bocciano

Dalle colonne del Messaggero la Raggi fa il punto sui suoi primi dodici mesi al governo di Roma e promette "un'inversione di rotta". Ma sui dossier caldi, come rifiuti, mobilità e decoro urbano, il bilancio resta in chiaroscuro

Roma, la Raggi si dà "sette e mezzo" ma i romani la bocciano

Se dovesse darsi un voto, lei si darebbe un “sette e mezzo”. Sette romani su dieci, però, secondo un sondaggio di Repubblica, non le darebbero nemmeno la sufficienza. Ad un anno esatto dalla vittoria storica del M5S nella Capitale, Virginia Raggi, dalle colonne de Il Messaggero fa il punto sui primi dodici mesi da sindaco e in una lettera indirizzata ai romani definisce quello percorso finora “un cammino pieno di ostacoli e difficoltà ma anche ricco di opportunità di crescita e cambiamento”. Ma è un bilancio in chiaroscuro, sul quale pesano il caos sulle nomine e alcune promesse non mantenute sui dossier più caldi, come quello della mobilità, dei rifiuti e del decoro urbano.

Trasporto pubblico

Rientrano nel “cambio di rotta” promesso dalla sindaca pentastellata i quasi “200 mezzi di trasporto pubblico in più” messi su strada, assieme alla dotazione di “telecamere di sicurezza” per circa “500 autobus”. D’altra parte però sono molte le vetture ferme nelle officine per problemi con l’aria condizionata, con i disagi che ne conseguono per gli utenti. Sulle strade della capitale, inoltre, sono sempre più frequenti gli incendi dei bus, con numeri da vera e propria emergenza: almeno sei casi da gennaio a maggio 2017 e decine di episodi nel 2016, per colpa dei molti mezzi obsoleti in circolazione. E dei 15 filobus messi su strada a marzo per potenziare il trasporto pubblico, secondo quanto riferisce Repubblica, quasi tutti sarebbero di nuovo in avaria, fermi nelle rimesse di Tor Pagnotta. Tra le proposte della giunta pentastellata per arricchire il trasporto pubblico ci sono progetti per 4 nuove linee di tram e il prolungamento di due tratte già in funzione e per la realizzazione di tre funivie che colleghino i capolinea della metropolitana con le periferie, in direzione Casalotti, Magliana e Bufalotta. Ma tra il dire e il fare ci sono di mezzo 500milioni di euro. Tanto, infatti, dovrà investire il comune per attuare queste misure. Nella lettera pubblicata sul Messaggero la Raggi, infine, annuncia l’apertura “in autunno” del collegamento delle linee A e C della metro presso la fermata di San Giovanni. Ma ancora non si sa se il nuovo tracciato proseguirà oltre la fermata Colosseo.

Emergenza rifiuti

Altro tasto dolente, quello dei rifiuti, al centro della polemica degli ultimi mesi tra Campidoglio e Regione Lazio. Se ad un anno dalla sua elezione la sindaca si vanta di aver “dotato l’Ama di mezzi nuovi per la raccolta dei rifiuti, avviato il reperimento di personale per la manutenzione del verde pubblico, attivato nuove isole ecologiche e la raccolta porta a porta per le utenze non domestiche in alcuni municipi”, è pur vero che siamo ancora lontani dagli obiettivi del piano sulla riduzione dei materiali post consumo, che si pone l’obiettivo di raggiungere il 70% di raccolta differenziata nel 2021. Attualmente, infatti, la percentuale resta poco sopra il 40%. Il Campidoglio si prepara ad annunciare, nei prossimi mesi, le location per tre nuovi impianti di compostaggio e ad adottare misure per ridurre la presenza dei cassonetti in strada. Ma l'impiantistica obsoleta e un ciclo di smaltimento non autosufficiente, per ora, fanno sì che i romani spendano quattro volte di più rispetto al comune di Milano e che il sistema di smaltimento delle 4.500 tonnellate di immondizia prodotte quotidianamente nella capitale vada in crisi al minimo intoppo.

Il caos sulla nomine

Rientrano nel capitolo “ostacoli e difficoltà” i primi sei mesi dell'amministrazione pentastellata, segnati dall'instabilità politica. A due mesi dall’insediamento della sindaca, lasciano l’ex capo di gabinetto Carla Raineri e l’assessore a Bilancio e Partecipate, Marcello Minenna. Poi è stata la volta di Paola Muraro, indagata per reati ambientali, e dell’assessore all'Urbanistica, Paolo Berdini, contrario al progetto dello stadio della Roma a Tor di Valle. A dicembre scorso scoppia la bufera per l’arresto per corruzione dell’ex vice capo di gabinetto vicario ed ex capo del Personale, Raffaele Marra, fedelissimo della sindaca, indagata poco dopo per falso ed abuso d’ufficio per la nomina del fratello di Marra, Renato, alla Direzione Turismo del Campidoglio. Le indagini sul caso Marra portano poi alle dimissioni del capo segreteria politica, Salvatore Romeo, funzionario comunale messo in aspettativa e riassunto con il doppio dello stipendio, che alla Raggi aveva intestato delle polizze vita. Per La Stampa, infine, due terzi delle ordinanze del sindaco “hanno a che fare con nomine, revoche o deleghe” e più di un terzo delle delibere della Giunta “riguardano l’assunzione di personale esterno”. E dopo l’addio della Raineri, la poltrona di capo di gabinetto resta ancora vacante.

Il degrado e l’immobilismo sulle grandi opere

La sindaca punta ad “una città pulita, decorosa, che funzioni e accolga bene, moderna”. Al passo, insomma, con le altre capitali europee. La realtà però rimane ben lontana da questi standard. Nonostante l’ordinanza di pochi giorni fa contro i bivacchi sulle fontane storiche, molti angoli di Roma, dal centro alla periferia, restano in preda al degrado. Sul fronte delle buche la Raggi si giustifica: “è stato necessario attendere l’esito delle gare ma finalmente i lavori sono realizzati a regola d’arte”. Peccato che le condizioni pessime dell’asfalto su vie consolari come la Salaria e l’Aurelia, o sulla Cristoforo Colombo, continuino a rendere necessaria l’imposizione di limiti di velocità di 30 km orari. Limiti che sfiorano il ridicolo su strade come via della Moschea, dove a causa delle troppe buche non si possono superare i 10 km all’ora. Passando dalle piccole alle grandi opere, il risultato non cambia. A dominare è l’immobilismo, dal no al progetto di candidatura ai Giochi Olimpici del 2024 al progetto dello stadio dell'As Roma, rivisitato dalla giunta pentastellata e sul quale resta l'incognita, legata ai finanziamenti statali ancora lontani dalla loro fase esecutiva, della realizzazione delle infrastrutture, come il potenziamento del tracciato della ferrovia Roma-Lido.

Le promesse non ancora mantenute

“Roma ha approvato per la prima volta, dopo decenni, il proprio bilancio preventivo a gennaio: prima di tutte le altre grandi città italiane e molto prima rispetto alle amministrazioni precedenti”, scrive la sindaca sul Messaggero. L’obiettivo di rimettere a posto i conti della capitale, però, è ancora lontano e la sindaca non ha fatto ancora nulla per rinegoziare il debito del comune con le banche, come promesso in campagna elettorale. Nessun progresso neppure sulla riorganizzazione delle partecipate, cruciale per risparmiare e migliorare i servizi per i cittadini, che resta sulla carta. Rimane ancora una promessa, inoltre, quella della chiusura dei campi rom e le giravolte della sindaca continuano anche sul piano dell'immigrazione: dai proclami su "Roma città aperta ai migranti" alla richiesta di una moratoria sugli arrivi alla Prefettura. Intanto in città le strutture presenti sono al collasso e in centinaia rimangono esclusi dai canali regolari, con tutti i problemi che ne conseguono per rifugiati e cittadini.

“C'è ancora tantissimo da fare, la strada è sicuramente in salita, ci siamo e ce la stiamo mettendo tutta", ha detto la sindaca a margine di una visita alle prove di uno spettacolo del Teatro Patologico. Ad un anno dalla sua elezione, però, gli annunci restano molti e la sostanza poca.

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