Il Mes? Un grave pericolo per l’Italia e un grande vantaggio per la Germania. Ad affermarlo in una intervista a La Stampa è Matteo Salvini che ribadisce il concetto già espresso dopo l’infuocata conferenza stampa di ieri nella quale il leader della Lega ha accusato il premier Giuseppe Conte di attentato contro il popolo italiano.
L’ex ministro dell’Interno, in questo caso, porta a supporto della propria tesi un’affermazione del governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, non certo “un sovranista, cattivo, catastrofista e anti-europeista”, che sostiene come la modifica del trattato “esporrebbe il Paese a grossi rischi”.
Per Salvini il rischio sarebbe quello di “mettere in mano a un organismo privato la possibilità di decidere a chi dare e a chi togliere i soldi. E le assicuro che con questi parametri in Italia di soldi ne vedremmo pochi”. È vero, in questo caso le banche sarebbero maggiormente al sicuro, “soprattutto quelle tedesche, che sono certamente più in crisi delle nostre”. Per il leader della Lega l’accusa di alto tradimento nei confronti del premier non è una ipotesi campata in aria in quanto lo stesso “Conte dal vecchio governo Lega-Cinque Stelle ha avuto il mandato a non autorizzare nulla di quanto stiamo parlando. Per altro ci ha sempre rassicurato anche verbalmente. E invece buonanotte ai suonatori”.
Il senatore, poi, ha confermato l’esistenza di documenti e messaggi “che confermano quello che dico”. Nel caso si continui a negare, “basta guardare gli atti parlamentari”. La vicenda è molto seria e, per questo, è stata annunciata la volontà di rivolgersi al Presidente della repubblica Sergio Mattarella “da sempre, giustamente, molto attento al rispetto della Costituzione e in questo caso siamo di fronte a un atto del parlamento che il presidente del Consiglio ha ignorato”. Se il premier firma il trattato, sostiene Salvini, “sancirebbe una cessione di sovranità nazionale non equilibrata. Siamo molto interessati al parere del Presidente”.
Il trattato prevede la firma a febbraio. Nel frattempo il ministro dell’Economia Gualtieri ha assicurato che c’è il tempo per passare dal Parlamento. Una strada auspicata dal leader della Lega che si domanda provocatoriamente come si comporteranno i 5 Stelle e anche buona parte del Pd se si dovesse discutere del Mes nelle sedi istituzionali.
“Di Maio l’ha sempre pensata come noi. Quello che le dico io ora lo diceva lui con le stesse parole e con gli stessi contenuti. Nel programma dei Cinque Stelle si parla di liquidazione del trattato. Erano anche più arrabbiati di noi e mi auguro che non abbiano cambiato posizione”.
Nell’intervista, però, Salvini non si è soffermato solo sul Mes ma ha parlato anche di altre questioni. Tra queste, la soddisfazione per l’amministrazione Raggi a Roma che sta per terminare. Al momento non ci sono nomi ufficiali per guidare il Campidoglio. L’auspicio è quello di individuare una “buona squadra che ripeta il lavoro che stiamo facendo in Lombardia o in Veneto”.
In merito alla figura del prossimo Presidente della repubblica, l’ex ministro ammette che Draghi potrebbe essere un candidato perché ha fatto un il lavoro che doveva fare. “Se lo spread non è esploso è merito suo”. Di Romano Prodi, invece, non vuole neanche sentirne il nome.
Una possibile futura alleanza con Renzi, auspicata da Briatore proprio in una intervista a La Stampa, è una strada impercorribile. Perché a parte il nome, i due Matteo sono“troppo diversi. L’alleanza di centrodestra sta vincendo ovunque. Vinceremo anche in Calabria e in Emilia-Romagna: vuole scommettere un caffè?”.
Proprio le elezioni in Emilia-Romagna, ormai al centro dell’attenzione politica nazionale, è il fronte su cui si sta battendo Salvini in queste settimane che sta girando la Regione “in lungo e in largo e tutti mi dicono la stessa cosa. Sanità, trasporti, infrastrutture, burocrazia, liste d’attesa. Si può migliore ogni cosa”.
Il leader della Lega non si preoccupa dell’azione delle cosiddette “sardine” perché al voto ci vanno “anche i farmacisti, gli artigiani, gli agricoltori, gli operai, la gente comune. Si fidi, siamo di più noi. Dopo 50 anni di sinistra la voglia di cambiamento è enorme”.
L’ultima stoccata Salvini la riserva a Beppe Grillo che ha fatto una foto con l’ambasciatore cinese. “Un brutto effetto. Non si capisce a che titolo lo faccia. Chi rappresenti. Un conto è vedere un ministro, un conto è vedere un signore che non ha ruoli”.
Cina o Russia? Il senatore non ha dubbi. Con i primi bisogna parlare “senza mai dimenticarsi della sicurezza nazionale. Non sono una democrazia”. In Russia “si vota, ci sono i giornali e i giudici. È diverso”.
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