Salvini: "Porti? Conte non pensi ​di dare ordini a me..."

Matteo Salvini va all'attacco e difende la sua scelta sui porti chiusi per la Sea Watch. E adesso è scontro nel governo

Salvini: "Porti? Conte non pensi ​di dare ordini a me..."

Matteo Salvini prepara l'offensiva sugli alleati di governo. Il ministro degli Interni in una diretta Facebook ha lanciato messaggi chiari ai Cinque Stelle e soprattutto al premier Giuseppe Conte. Il presidenete del Consiglio sul caso Sea Watch ha affermato: "Sui migranti il mio governo ha una politica molto più articolata di quella che viene riassunta dai giornalisti. Abbiamo dieci obiettivi e non è quindi solo un problema di porto o non porto. Lo dico sempre, anche se alla fine la concentrazione è sempre sulla solita nave. Ci sono state situazioni di emergenza e le abbiamo sempre risolte egregiamente, adesso mi aggiornerò anche sulla ultima e seguiremo anche questa. Sia chiaro però a tutti che noi riusciamo a perseguire una politica in campo migratorio che contrasta i traffici, e contrasta le criminalità organizzate. Riteniamo di poterlo fare, e lo abbiamo fatto, rispettando i diritti fondamentali delle persone. Non abbiamo mai consentito che morisse nessuno per nostra iniziativa, anzi".

Parole queste che hanno innescato la reazione del ministro degli Interni: "Nessun ministro e neanche il presidente del Consiglio pensi di ordinare a me di far arrivare le navi con i migranti in Italia. Se qualcuno pensa di riaprire i porti ha trovato il ministro e il partito politico sbagliato", ha affermato Salvini. Parole dure che fanno salire la tensione all'interno dell'esecutivo a pochi giorni dalle Europee e in un periodo segnato da uno spread galoppante arrivato alle stelle. Il titolare del Viminale ha ribadito la sua linea avvisando la Sea Watch che a poche miglia da Lampedusa chiede un porto sicuro per far sbarcare 65 migranti: "Non arriverete mai in Italia".

Poi parla della magistratura: "Il Tribunale dei ministri di Catania ieri ha ascoltato per ore il mio capo di gabinetto e l’ex capo del Dipartimento dell’Immigrazione del Viminale, come se fossero pericolosi soggetti, in relazione al blocco di un barcone: state usando male i soldi pubblici degli italiani". A questo punto si rivolge direttamente alle toghe e afferma di non temere inchieste o indagini a suo carico per la gestione dei flussi migratori: "Processatemi, non convocate i miei collaboratori, vengo io a Catania domani se volete. Sequestro di persona perchè ho bloccato per quattro giorni lo sbarco di un barcone che non ha rispettato le leggi? Ma stiamo scherzando? Ora basta- prosegue- processatemi, io non cambio, mi assumo la responsabiltà, insieme al governo, del blocco dell’immigrazione clandestina". Insomma la tensione nel governo gialloverde si fa sentire e il nuovo caso ong-migranti potrebbe far saltare gli equilibri del governo. I Cinque Stelle infatti vanno all'attacco dell'alleato leghista: "L’attacco di Salvini al presidente Conte sul tema migranti è l’ennesimo maldestro tentativo di provare a spostare l’attenzione mediatica dalle continue notizie di rappresentanti della Lega coinvolti in casi di corruzione. Un chiaro segno di difficoltà e di debolezza. Del resto le sue ultime dichiarazioni denotano una imbarazzante schizofrenia politica: nel caso della nave Diciotti per Salvini andava benissimo la gestione collegiale da parte del Governo, ora sostiene che nessuno deve dargli ordini. Sull’immigrazione il governo non ha mai cambiato linea. Ci vuole senso di responsabilità per governare, sempre, non opportunismo". Infine Di Maio affonda il colpo: "L'Italia ha già avuto uomini soli al comando. Dalle continue dichiarazioni che escono è evidente che c'è chi vuole alzare il livello dello scontro. Non c'è molto da aggiungere rispetto agli attacchi inviati al presidente del Consiglio, che ha tutto il sostegno mio e del governo. Io non posso commentare la supponenza e arroganza di questo tipo che ricorda Renzi quando gli chiedevano di far dimettere la Boschii.

Una cosa è certa - ha aggiunto - questa prepotenza aumenta soprattutto sul tema dell'immigrazione, quando la Lega è in difficoltà con gli scandali di corruzione". "Io non ci sto - ha concluso - a rappresentare questo grande stratagemma per distrarre dall'emergenza del Paese che non è in questo momento l'immigrazione ma la corruzione".

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