Politica estera

Siluro Usa sul voto in Grecia "Migranti lasciati in mare"

Il New York Times: richiedenti asilo su un furgone, poi la guardia costiera li abbandona sui gommoni

Siluro Usa sul voto in Grecia "Migranti lasciati in mare"

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Il New York Times accusa il governo greco di respingere i migranti giunti nel paese e, a poche ore dalle elezioni politiche di domani, pubblica un video con una serie di testimonianze. Un attivista austriaco, Fayyad Moula, che ha trascorso gli ultimi due anni e mezzo offrendo i suoi servizi a Lesbos, lo ha girato lo scorso 11 aprile sull'isola che diede i natali alla poetessa Saffo, inquadrando migranti, tra cui minori, che scendono da un furgone per salire su un mezzo della guardia costiera, che poi li sposta su un gommone di salvataggio alla deriva.

Tra loro anche la 27enne somala Aden e la sua piccola Awale, con la quale aveva originariamente lasciato Jilib, una cittadina controllata da Al Shabaab, un gruppo legato ad Al Qaida. Aden ha detto che erano arrivati a Lesbos su una barca di contrabbandieri il giorno prima e avevano passato la notte nascosti tra i cespugli prima di essere «arrestati». L'articolo del quotidiano americano continua raccontando che la nave della Guardia Costiera ha fatto poi rotta verso la Turchia, ma secondo Marine Traffic non è stata rilevata ufficialmente la sua posizione, che però sarebbe stata estrapolata dal Nyt utilizzando i dati sulla posizione di altre navi mercantili vicine visibili nel filmato.

L'inchiesta ha individuato 11 dei richiedenti asilo coinvolti in quel video, provenienti da Etiopia, Somalia, Eritrea che si trovavano nel porto turco di Smirne, lo stesso dal quale l'organizzazione internazionale di scafisti turchi fa partire, con destinazione Mar Ionio, i barconi con i centinaia di migranti, come quello naufragato a Cutro il 26 febbraio scorso.

Ma non c'è solo Lesbos al centro di questo vero e proprio intrigo internazionale: è il confine ellinoturco di Evros a rappresentare il primo «viadotto» di ingresso dei flussi irregolari che in passato si sono incamminati poi lungo la rotta balcanica. Per questa ragione, e al fine di interrompere l'uso geopolitico dei flussi da parte del governo di Recep Tayyip Erdogan, il premier greco Kyriakos Mitsotakis ha annunciato il rafforzamento del confine di 192 chilometri della Grecia con la Turchia entro il 2026 con il sostegno finanziario di Bruxelles, dal momento che Evros non rappresenta solo la frontiera greca ma anche l'ultima frontiera europea. Recinzione che è rimasta integra durante il premierato di Alexis Tsipras, il quale però oggi ne contesta l'allungamento, senza ricordare che proprio tra il 2015 e il 2019 ha fatto scalpore nel mondo l'hotspot di Moria, sull'isola di Lesbo che a fronte di una capienza da 3000 migranti ne conteneva 12mila.

Dal varco di Evros, inoltre, tre anni fa la Turchia aveva innescato una nuova crisi migratoria dopo aver affermato di non essere in grado di impedire a quattro milioni di migranti sul suo territorio di dirigersi verso l'Europa. L'obiettivo di Erdogan era quello di rinegoziare l'accordo del 2016 con l'Ue per i rifugiati siriani e, nei fatti, dal 2020 i flussi sono stati ridotti solo recentemente dopo la decisione del governo Mitsotakis di aumentare i controlli, anche a seguito di una serie di report dell'intelligence relativa a episodi di infiltrazione terroristica tra i migranti, compresi trafficanti di stupefacenti e di Captagon, la droga utilizzata dai jihadisti.

La Turchia accusa regolarmente Atene di respingere i migranti che tentano di raggiungere illegalmente l'Unione Europea, ma lo fa probabilmente con l'obiettivo di incassare un altro dividendo politico ed economico dopo i 6 miliardi ottenuti dalla Commissione sette anni fa in occasione della crisi siriana.

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