Cronaca locale

A volte ritornano: riapre Malagrotta per evitare nuove crisi

La discarica, chiusa nel 2013 e mai messa in sicurezza, verrà bonificata: dovrà accogliere 300mila tonnellate di materiale di scarto dei Tmb

A volte ritornano: riapre Malagrotta per evitare nuove crisi

La discarica di Malagrotta, una volta bonificata, verrà riaperta. Il suo ruolo sarà quello di evitare nuove crisi di rifiuti nella Capitale. Accoglierà le tonnellate di sacchetti abbandonati nelle strade della Città Eterna, che la municipalizzata non sa dove mettere una volta che li ha raccolti. Verranno usati anche gli scarti di lavorazione dei Tmb, quelli che adesso Roma spedisce fuori dai confini regionali, pagando anche tanto. In questo modo si potrebbe quindi risparmiare, sia sui viaggi che su eventuali aperture di nuove discariche che mancano nel Lazio. L’operazione messa in piedi dal sindaco Roberto Gualtieri costa 250 milioni di euro.

Una volta trovati i soldi si partirà con la bonifica della discarica più grande d’Europa che era stata chiusa nel 2013 e mai messa in sicurezza. Intanto è previsto per domani un incontro tra il ministero della Transizione ecologica, la Regione, il Comune e il commissario giudiziario che gestisce l'area, che dovranno nominare come soggetto attuatore dell’operazione il generale dei Carabinieri Giuseppe Vadalà. Durante l’incontro dovranno anche essere decisi sia i tempi che le modalità della riqualificazione, compresi quelli dei bandi.

Il diktat della Ue

L’Unione europea chiede che questa operazione venga portata a termine entro il 2025. Richiesta comprensibile visto che i 250 milioni per dare inizio all’operazione, e poi altri 300 milioni, arriveranno dal Fondo di coesione e sviluppo. Come riportato da Repubblica, per bonificare l'invaso saranno necessari almeno 500mila tonnellate di terreno per coprire gli ex bacini. Per questo governo e Regione starebbero pensando di utilizzare anche la Fos, la frazione organica stabilizzata o compost. Si tratta di un terriccio stabilizzato, inodore e che non perde percolato, prodotto dopo la lavorazione dei rifiuti urbani indifferenziati, quelli da sacco nero per intenderci, nei Tmb, ovvero negli impianti di trattamento meccanico-biologico. Sempre che questo materiale sia realmente sicuro e non inquinante. Si vuole quindi utilizzare la Fos prodotta dagli impianti romani. Al momento questo materiale è tra coloro che sono sospesi, visto che né Ama, né i suoi fornitori sanno in quale discarica mandarlo per poter mettere in sicurezza il catino di Malagrotta e riqualificarlo. Deve essere fatto un manto o un "cappotto" di terreno, per evitare qualsiasi problema di natura ambientale come per esempio lo sversamento di liquami nei terreni, e riconvertire poi il sito. Ai tempi Ignazio Marino, allora primo cittadino di Roma, e Manlio Cerroni, il padrone della discarica, avevano avevano pensato di fare un'area verde urbana con 100mila alberi, una specie di "Central Park de' noantri". Progetto di cui non si fece poi nulla.

Adesso invece, secondo i calcoli di E.Giovi, la società titolare di Malagrotta e oggi commissariata dalla magistratura, la bonifica dovrebbe terminare nel 2026. Un anno in ritardo rispetto ai tempi dettati dall'Unione europea. A parte questo però potrebbe aiutare l'emergenza romana dei rifiuti. La situazione al momento è pessima proprio perché non ci sono né Tmb né discariche. Nella regione queste ultime sono solo due: Viterbo e Albano. La seconda però dovrà chiudere tra circa sei mesi. Roma produce quotidianamente all'incirca 5mila tonnellate di monnezza. Se ogni anno 100mila tonnellate di Fos fossero destinate alla copertura di Malagrotta, Ama potrebbe evitare di spedire questi scarti in altri invasi e, quindi, sia la Regione che i Comuni del Lazio potrebbero aprire meno discariche di quelle necessarie.

Chi è contrario

Non sembrano concordi i due consiglieri capitolini del M5S Daniele Diaco e Paolo Ferrara, vicepresidente della commissione Ambiente il primo, e vicepresidente dell'assemblea capitolina il secondo, che in una nota congiunta hanno attaccato: "Altro che chiusura tanto sbandierata ai quattro venti! L'amministrazione Gualtieri la riapre eccome Malagrotta con un'operazione da 250 milioni di euro, a detta loro al fine di non perdere i fondi europei. Insomma, la discarica più grande d'Europa riaprirà: gli invasi saranno ricoperti da 300mila tonnellate di materiale di scarto dei Tmb, che Ama attualmente non sa dove portare. Più nello specifico, loro intendono ricoprire la discarica con la Fos, la frazione organica stabilizzata, che di fatto è un accumulo di scarto del Tmb ed è un progetto voluto da Cerroni nel 2007, all'epoca bocciato e respinto dalla cittadinanza. Insomma, Gualtieri e i suoi stanno vendendo una bonifica come una copertura fittizia di rifiuti inquinanti, che va a impattare enormemente sull'ambiente".

Si legge ancora: "Prima insomma hanno chiuso la discarica senza programmare un'alternativa, mettendo Roma sul baratro. Poi l'inerzia di Zingaretti che ha dormito per un decennio: ora questi signori hanno la faccia tosta di portare ancora una volta i rifiuti a Malagrotta. Non gli sono bastati i danni che hanno fatto nel passato. Gualtieri e il Partito Democratico partoriscono il topolino radioattivo e fanno quello che nessuno si sarebbe mai aspettato: ovvero continuare a inquinare Malagrotta. Provate a immaginare se l'avessimo fatto noi cosa sarebbe successo". Ed è solo l'inizio.

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