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I fenomeni danno i numeri: quattrocento volte Rossi

Traguardo storico per Vale domenica in Australia: 400 Gp, mai nessuno come lui. E non è finita

Federico Rana

I campioni sono fatti così. Vogliono sfatare i tabù, superare record in continuazione. Con ancora impresso nella mente il 700esimo gol di Cristiano Ronaldo, il mondo dello sport si prepara ad raggiungimento di un altro traguardo storico, questa volta nel Motomondiale. Siglato, neanche a dirlo, da Valentino Rossi.

Domenica in Australia, il Dottore correrà il Gran Premio numero 400 in carriera. Un record nella storia del motociclismo, che arriva a più di 23 anni dalla sua prima vittoria, datata 18 agosto 1996 (a Brno, Repubblica Ceca). Questo il giorno da segnare come inizio del mito Rossi, consacratosi un anno dopo con il primo titolo, nell'allora 125 (sempre sulla pista ceca), e poi cresciuto nel Motomondiale, insieme al Motomondiale. Forgiato da successi e titoli (9 tra tutte le classi), da duelli contro rivali storici, da amarezze e delusioni (poche), sempre nel segno di una incredibile passione.

Valentino ha sempre avuto un certo feeling con la pista di Phillip Island: 8 vittorie in carriera, 6 in MotoGP, rendono il circuito australiano quello ideale dove scrivere un'altra pagina della leggenda, in un momento complicato della sua carriera.

Alla vigilia del GP di Thailandia, Rossi ha annunciato due inaspettate novità: il divorzio dal capotecnico Silvano Galbusera (a cui è legato dal 2014), e l'accordo dal 2020 con David Nunez. Più che un salto nel vuoto, una promessa di continuare a correre. In fin dei conti, a 40 anni, il nove volte campione del Mondo ha ancora qualcosa da dire in pista. Lo ha dimostrato (almeno in parte) in questa stagione.

Il 2019 del Dottore era iniziato con due secondi posti (in Argentina e in America) nelle prime 3 gare. Poi 3 zeri consecutivi tra Mugello, Montmelò ed Assen (piste dove ha costruito la sua leggenda) lo hanno ridimensionato. Ora che il podio è un ricordo lontano oltre 6 mesi (GP di Austin, 14 aprile 2019), le cose si complicano. In classifica quanto all'interno dei box Yamaha.

Più delle 40 primavere, sulle spalle di VR46 infatti pesano i 3 podi nelle ultime 5 gare del compagno Viñales, che dal GP d'Austria non è mai rimasto fuori dalla top5. Senza contare che nel team satellite Fabio Quartararo scalpita.

Per molti El Diablo sarà l'erede di Rossi nel ruolo di pilota pop, popolare, idolo di chi sogna di salire in sella ad una moto, personaggio di cui tenere il poster in camera. Con il secondo posto a Motegi, FQ20 ha superato Valentino (caduto) nella classifica del Mondiale, in quello che sembra un passaggio di consegne. Il nuovo che avanza, che vuole bruciare le tappe.

Perché i fenomeni sono fatti così. Vogliono superare, superarsi. Battere gli avversari, e perfino se stessi, se gli riesce. Così ha fatto recentemente CR7, o meglio, CR700. Così ha fatto e farà Rossi, domenica a Phillip Island. Per entrare ancora di più nella storia del motociclismo.

Per diventare, è proprio il caso di dirlo, VR400.

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