Da italiano sono fiero che il governatore della Banca centrale europea - che oggi si insedia- sia italiano. Ma Draghi è fiero di essere italiano, anzi si sente italiano?
Mister Drake è inglese dentro. Visse a Londra, fu vicepresidente della Goldman Sachs, fu sempre molto british. Ricordo ( lo pubblicai in solitudine su L’Italia settimanale ) quel 2 giugno del 1992 a bordo dello yacht Britannia di Sua Maestà la Regina quando alcuni big della finanza fecero la festa alla Repubblica italiana svendendola a pezzi.
Decisero i destini del nostro Paese non nelle sedi istituzionali e in territorio italiano, ma su una nave che batteva bandiera britannica. Tra loro a bordo c’era Mario Draghi, allora direttore generale del Tesoro.
Dopo quell’incontro ci furono cessioni, fu svalutata la lira e le finanziarie di Wall Street poterono accaparrarsi i pezzi forti dell’azienda Italia a prezzi scontati. La carriera politica di Prodi, senior partner della Goldman, nacque lì.
Tre mesi dopo quel summit sullo yacht, in Assolombarda, Prodi suggerì, lui boiardo di Stato, di cedere anche le nostre banche d’interesse nazionale e privatizzare a man bassa. Intanto le grandi agenzie internazionali provvedevano a declassare il nostro Paese, favorendo la svendita.
Vorrei dedicare la nomina di Draghi a due persone.
A un sognatore della sovranità popolare della moneta che denunciò la Banca centrale, il professor Giacinto Auriti.E a un controverso governatore cattoitalo- ciociaro che contravvenne ai poteri forti e fu massacrato, Antonio Fazio.
Auguri Mister Drake.
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