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Anche televisione e radio si mobilitano in Afghanistan per il rilascio di Clementina

Per superare lo stallo sono stati attivati nuovi mediatori: capi tribù ed esponenti religiosi

Fausto Biloslavo

da Kabul

Un video, non dei rapitori, ma di chi si danna l’anima per riportare in libertà Clementina Cantoni, sarà trasmesso oggi sui canali televisivi di Kabul. Il passaggio, che chiede la liberazione di Clementina, verrà mandato in onda anche da Tolo tv, l’emittente che è seguita da Timor Shah, che afferma di avere sequestrato la giovane volontaria milanese. Non solo: stanno entrando in gioco nuovi intermediari, mullah e capi tribù, per far pressioni sulla banda e ottenere il rilascio degli ostaggi.
Il video su Clementina dura un minuto e venti secondi. Si basa su una manifestazione di vedove rigorosamente coperte dal burka dalla testa ai piedi. La Cantoni ha aiutato 10mila vedove e 50mila orfani di guerra nei suoi tre anni di permanenza a Kabul. Nel video una donna prende la parola per dire che «Clementina è una nostra amica. Adesso che è stata rapita si fermeranno gli aiuti, moriremo di fame e ricominceremo a chiedere la carità per le strade». In realtà Care, l’organizzazione umanitaria per cui lavora l’italiana, non ha alcuna intenzione di sospendere la sua attività in Afghanistan, ma il drammatico appello punta a far sentire in colpa i rapitori e chi li protegge.
Quando in una vera manifestazione, ripresa dalla tv, una vedova aveva insultato Timor Shah accusandolo di affamare tutte le donne aiutate da Clementina, il tagliagole aveva telefonato in diretta per discolparsi. Oltre alla donna, che nel video parla sempre coperta dal burka, interviene un bambino. Il ragazzino dice che per garantire la sopravvivenza di tanti piccoli orfani «prima viene Allah e poi Clementina» con le sue opere umanitarie. Lo spot si chiude con un vedova che tiene in mano la foto di Clementina stampata su migliaia di manifesti distribuiti in città.
La campagna mediatica ha registrato ieri un ulteriore appello, lanciato da Radio Killid, un’emittente di Kabul: un mullah implorava la liberazione dell’ostaggio citando frasi del Corano («Allah ha detto che le persone migliori sono quelle che aiutano gli altri»). Oltre al mullah una vedova descriveva, nello stesso programma, l’aiuto alla sua famiglia dato da Clementina.
Nonostante le buone intenzioni la trattativa sembra in fase di stallo e i tempi del sequestro sono destinati ad allungarsi. La percezione è quella di un’enorme confusione in cui il ministero degli Interni, che gestisce la crisi, non sa dipanarsi. Il vice capo della polizia di Kabul, il generale Mohammed Shafiq Fazli, non chiude occhio da giorni. Omaccione, divisa verde oliva e baffoni, è tormentato da continue telefonate. «Abbiamo 38 posti di blocco in città e la priorità nei controlli è Clementina. Negli ultimi giorni - spiega Fazli - sono state perquisite un centinaio di abitazioni alla ricerca della prigione dell’italiana, perché pensiamo che sia ancora nella capitale».
Da almeno tre giorni, però, non è scattata nessuna nuova operazione. Secondo l’alto ufficiale, sono 7mila gli agenti impiegati a cercare Clementina, ma senza successo. A causa degli scarsi risultati stanno entrando in scena nuovi intermediari, un gruppo di capi tribali dell’Afghanistan meridionale, di origine pasthun, come Timor Shah. Fonti afghane assicurano di voler «adottare la stessa strategia utilizzata per il sequestro dei tre funzionari dell’Onu» rapiti lo scorso ottobre e rilasciati dopo 27 giorni.

Oltre ai leader tribali dovrebbero aggiungersi nell’intermediazione alcuni esponenti religiosi, probabilmente di livello più alto dei mullah di Lowgar, la provincia nativa di Timor Shah.

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