Cultura e Spettacoli

C’è speranza per tutti, anche per "La farisea"

Il Nobel Mauriac dipinge una matrigna insopportabilmente moralista che distrugge la vita di quanti le stanno attorno. Eppure il suo impancarsi a giudice non è l’ultima parola

François Mauriac è uno scrittore che non gode di grande seguito in Italia, nonostante il Nobel per la letteratura e lo scranno di Accademico di Francia. Per lo più è relegato nella nobile ma polverosa schiera dei cattoliconi d’Oltralpe come Bernanos o Maritain, bravi ma prevedibili e di conseguenza ritenuti degni, al più, di un maestoso mausoleo funebre. Dunque, per me, meritevoli di essere (ri)scoperti al di là dei soliti luoghi comuni.

Devo «La farisea» al suggerimento di un’amica di Rimini, maestra elementare alla quale bastano un’occhiata e due chiacchiere per capire i bambini (ma anche i grandi), che in tema di consigli per gli acquisti librari non sbaglia un colpo. «La farisea» è la storia di Brigida Pian, una matrigna moralista, rigida, falsa, avida. «Vedere le cose più dall’alto possibile era la sua ragione d’essere e la sua gloria». Un personaggio fatto apposta per essere detestato, e Mauriac si impegna a fondo per renderlo antipatico: è chiaro che tra la Bordeaux e la Parigi degli Anni 20 e 30 doveva avere incrociato parecchi farisei, François Mauriac è uno scrittore che non gode di grande seguito in Italia, nonostante il Nobel per la letteratura e lo scranno di Accademico di Francia. Per lo più è relegato nella nobile ma polverosa schiera dei cattoliconi d’Oltralpe come Bernanos o Maritain, bravi ma prevedibili e di conseguenza ritenuti degni, al più, di un maestoso mausoleo funebre.

Dunque, per me, meritevoli di essere (ri)scoperti al di là dei soliti luoghi comuni. Devo «La farisea» al suggerimento di un’amica di Rimini, maestra elementare alla quale bastano un’occhiata e due chiacchiere per capire i bambini (ma anche i grandi), che in tema di consigli per gli acquisti librari non sbaglia un colpo. «La farisea» è la storia di Brigida Pian, una matrigna moralista, rigida, falsa, avida. «Vedere le cose più dall’alto possibile era la sua ragione d’essere e la sua gloria». Un personaggio fatto apposta per essere detestato, e Mauriac si impegna a fondo per renderlo antipatico: è chiaro che tra la Bordeaux e la Parigi degli Anni 20 e 30 doveva avere incrociato parecchi farisei, gente che ogni due per tre tirava in ballo «la volontà di Dio» facendola ovviamente coincidere con la propria. In nome di questo supremo volere Brigida Pian rovina la vita di chi le sta attorno, parenti, amici, perfino un prete che pure – secondo il moralismo cattolico - dovrebbe appartenere alla categoria degli intoccabili. Ma è proprio questo abate a cambiarle la vita.

Non è un lieto fine, non c’è un «Deus ex machina» che scioglie il dramma di una donna paragonata a una statua di bronzo la cui ombra incombe su tutti. Tuttavia alla fine Brigida Pian serve il tè «con una premura umile che non era affatto quella di cui faceva mostra prima, quando desiderava darci il buon esempio». Gli uomini non cambiano, dice Mauriac, ma «tornano alla tendenza che per tutta la vita si sono sforzati di combattere». C’è speranza per tutti.

François Mauriac La farisea Oscar Mondadori – Classici moderni, 2000 (stefano.

filippi@ilgiornale.it)

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