Retrogusto

Venezia, un giro dei bacari a prova di turisti

Città sempre affollata di viaggiatori e poco clemente con chi vuol mangiare bene, nasconde molti indirizzi amati dai locali, dove mangiare un cicchetto con un’”ombrina”. A prezzi poco veneziani

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Venezia è una città speciale, inutile che ve lo diciamo noi. Quel che qui c’interessa è la Venezia da mangiare e da bere, non sempre clemente con i tanti visitatori che affollano le sue calli. Difficile sfuggire ai mille locali turistici, che sfornano piatti surgelati, tramezzini dimenticabili e altre sciatterie assortite. Esiste però anche un Venezia autentica, di locali onesti che servono una clientela di “locals”. La città lagunare vanta diversi ristoranti “fine dining”, alcuni dei quali stellati, diverse piacevoli trattorie che non ci stanno a confondersi con la mediocrità, e soprattutto molti bacari, locali tipici in cui a tutte le ore del giorno si servono i “cicchetti”, piccole tapas, di solito una fettina di pane con un “topping”, che si accompagnano a un’”ombra”, un bicchiere di vino di solito veneto oppure a uno Spritz, magari al Cynar. Piccoli spuntini dal prezzo onesto (un cicchetto può costare da 1 a 3 euro, un bicchiere da 2 a 4).

Quello che vi propongo oggi è un “bacaro tour”, un giro tra i locali più piacevoli e con un prodotto di maggiore qualità. Quasi sempre si tratterà di mangiare in piedi, appoggiati al bancone, sgomitando tra la folla (ma è il suo bello), oppure fuori dal locale, magari sedendosi sul bordo di un canale, con la sola accortezza di evitare gli assalti dei vigorosi gabbiani locali.

Dividiamo il nostro giro per sestieri e partiamo da Dorsoduro, la zona che rappresenta la “pancia” nella rappresentazione classica della città come un pesce. Qui si parte certamente da Cantine del Vino già Schiavi, più noto che il Botegòn, al 992 di Fondamenta Schiavi, un’enoteca bene assortita con un bancone in cui si servono decine di cicchetti differenti, tra i quali i più famosi sono quelli con il baccalà mantecato e con le sarde in saor. Vicinissimo Al Squero (Dorsoduro 943), che prende il nome dalla pittoresca “officina” per la riparazione delle gondole: cicchetti robusti, panini e piattini, bicchieri di vino nemmeno troppo scarichi e il plus di una magnifica vista. Infine al Bocon DiVino in campo Santa Margarita, una delle più grandi “piazze” veneziane, feudo degli universitari: cicchetti, fiori di zucca e mozzarella in carrozza.

Spostiamoci a Cannaregio, la schiena del pesce, una delle zone più piacevoli della città perché meno affollata e più intima (e con il magnifico ghetto). Qui consiglio Al Timon in fondamenta Ormesini, una “steackhouse” che però è sempre affollata di giovani che mangiano cicchetti, come quello con mortadella e peperone verde., Talora il posto del pane è preso da una fetta di polenta al forno. Poi c’è la Cicchetteria Venexiana da Luca e Fred, su Strada Nuova, forse un po’ più turistico dei locali finora consigliati ma comunque piacevole. L’Osteria Ca’ d’Oro alla Vedova ha anche molti posti a sedere ed è famosa per le polpette, che a certe ora sono letteralmente prese d’assalto. El Sberlefo – SS. Apostoli è un posto piuttosto classico e di buon successo: ottimo l’assortimento di cicchetti e di vino e la possibilità di sorseggiare il “cinico” un drink locale a base di menta, liquirizia, cannella e Prosecco. Infine non si può non citare il Paradiso Perduto (Cannaregio 2540), un ristorante-cicchetteria vivacissimo, nel quale la qualità del prodotto e i set musicali attraggono una folla variopinta di avventori.

Eccoci ai sestieri più centrali e quindi a maggior rischio fake. A San Marco conviene andare Da Fiore (calle de le Botteghe), trattoria e bacaro affiancati, entrambi di buona qualità (ottime le seppie arrostite e il folpetti) e fare un giro nella mitologica Rosticceria Gislon, a Calle della Bissa, sotto un arco a due passi da Rialto: non proprio una cicchetteria, ma una sorta di tavola calda sempre piena di veneziani che mangiano polpette di carne e pesce e mozzarelle in carrozza accompagnati da un birrino. Imperdibile.

A San Polo consiglio Cantina Do Spade (Calle Do Spade), Ai Do Scaini (calle de la Fonderia) e l’Osteria ai Zemei (rio Terà San Silvestro). A Santa Croce, il sestiere più vicino alla stazione ferroviaria di Santa Lucia c’è uno degli indirizzi storici della scena dei bacari, il Bacareto da Lele in campo dei Tolentini, sempre affollato anche perché propone ombre a meno di un euro. La specialità sono paninetti con farciture assortite. In calle del Tentor ecco Da Filo, atmosfera quasi da lounge, divani, wi-fi, musica ma cicchetti davvero tradizionale. Infine un salto a Castello, la coda del pesce.

Qui, senza le folle del pieno centro, ci si rilassa A La Scuela (in Salizada de la Gate), sempre pieno di fauna locale, con fritti, polpette e “suflè” di patate, e al Vecio Trani in via Garibaldi, vicino ai giardini della Biennale, con crostini, polpette e verdure fritte.

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