Guerra in Israele

Per la prima volta l'Onu vota il cessate il fuoco a Gaza. Usa astenuti, ira di Netanyahu

Il Consiglio di Sicurezza ha approvato il testo presentato dai dieci membri eletti. Gli Stati Uniti si sono astenuti. Guterres: "Ora applicarla, un fallimento sarebbe imperdonabile"

Per la prima volta l'Onu vota il cessate il fuoco a Gaza, Usa astenuti. Ira di Netanyahu

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Tre giorni dopo la bocciatura della proposta statunitense, il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha adottato per la prima volta una risoluzione in cui è stato chiesto “un cessate il fuoco immediato a Gaza” durante il mese sacro musulmano del Ramadan e il rilascio di tutti gli ostaggi israeliani rapiti durante gli attacchi del 7 ottobre. Quest’ultimo punto non è però collegato alla sospensione dei combattimenti. Washington si è astenuta.

Il testo è stato presentato dai dieci membri eletti dell’assemblea ristretta delle Nazioni Unite: Algeria, Guyana, Ecuador, Giappone, Malta, Mozambico, Sierra Leone, Slovenia, Corea del Sud e Svizzera. “Il Consiglio di sicurezza ha appena approvato una risoluzione a lungo attesa su Gaza, che richiede un cessate il fuoco immediato e il rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi”, ha spiegato il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres. “Questa risoluzione deve essere applicata. Un fallimento sarebbe imperdonabile". Il diplomatico portoghese ha anche sottolineato come vi sia un crescente consenso sul fatto che la comunità internazionale debba chiedere a Israele di concedere una pausa nei combattimenti.

All’inizio la nostra voce era relativamente sola”, ha commentato Guterres durante una conferenza stampa in Giordania. “Ma ora vediamo sempre più la comunità internazionale riconoscere la stessa cosa. Vediamo emergere un consenso crescente nella comunità internazionale per dire agli israeliani che il cessate il fuoco è necessario”. Il segretario generale dell’Onu ha sottolineando che la pressione sta aumentando nell’Unione europea, negli Stati Uniti e soprattutto nel mondo musulmano, “per dire chiaramente agli israeliani che qualsiasi invasione via terra di Rafah potrebbe significare un disastro umanitario”. Hamas ha accolto favorevolmente il voto favorevole alla risoluzione e, in una nota, l'organizzazione palestiense a si è detta pronta ad impegnarsi in un processo immediato "che porti al rilascio dei prigionieri da entrambe le parti". I terroristi hanno sottolineato anche "la necessità di raggiungere un cessate il fuoco permanente che porti al ritiro di tutte le forze sioniste ed al ritorno degli sfollati nella Striscia di Gaza".

L’approvazione di questa risoluzione rischia di approfondire la frattura tra Israele e Washington. Prima della votazione, il premier Benjamin Netanyahu aveva avvisato che, se gli Stati Uniti non avessero usato il loro potere di veto per bloccare il documento, non avrebbe mandato il suo team alla Casa Bianca per discutere di una possibile alternativa ad un’operazione militare su larga scala nella città al confine con l’Egitto, ultima roccaforte di Hamas nella Striscia e luogo dove centinaia di migliaia di civili hanno trovato rifugio nei mesi di conflitto. Dato che la rappresentanza statunitense si è limitata all'astensione, il primo ministro israeliano ha annullato la missione nella capitale alleata. L'ufficio del premier ha sottolineato anche che il documento approvato dall'Onu "danneggia sia lo sforzo bellico che il tentativo di liberare gli ostaggi, perchè dà ad Hamas la speranza che la pressione internazionale permetterà loro di accettare un cessate il fuoco senza il rilascio dei nostri rapiti".

Da parte loro, gli Stati Uniti hanno voluto rassicurare Israele. Il portavoce della Casa Bianca John Kirby ha spiegato alla stampa che la linea dell'amministrazione nel conflitto in corso in Medio Oriente non è cambiata e che la decisione di astenersi dal voto è stata una conseguenza del fatto che nel documento mancava una condanna ad Hamas.

Da quando è scoppiato il conflitto tra Tel Aviv e i terroristi, Washington ha più volte utilizzato il veto per bloccare le proposte di risoluzione su un cessate il fuoco, determinando una paralisi di fatto delle Nazioni Unite.

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