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Visite, rimborsi tagliati: "Così tariffe insostenibili"

Protesta dell’Unione degli ambulatori: "Solo 12 euro per un esame cardiologico". Il ministero pronto a correggere le cifre

Visite, rimborsi tagliati: "Così tariffe insostenibili"

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Per le nuove tariffe su visite ed esami è tutto da rifare. O per lo meno da correggere. È «insostenibile» rimborsare una visita cardiologica con 12 euro e tagliare dal 35% all’80% i contributi su tac e diagnostica per immagini. Lo denuncia l’Unione degli ambulatori e dei poliambulatori Uap e lo riconosce lo stesso ministero alla Salute che sta valutando di rinviare il nuovo tariffario atteso per aprile. Ci sarà così il tempo di rivedere le cifre e di sanare la portata dei rimborso che - va detto - è stata ereditata dal passato.

«Il ministro Schillaci è disponibile a rinviare il provvedimento sul nuovo nomenclatore tariffario - spiega il presidente del Lazio Francesco Rocca intervenendo alla manifestazione organizzata a Roma da Uap, Aris e Aiop per chiedere la sospensione delle nuove tabelle - perché ha ben chiaro che vanno fatti degli approfondimenti e che c’è necessità di trovare il giusto punto di caduta sul tariffario».

Altrimenti i tagli comporterebbero una drastica riduzione delle prestazioni e dunque l’esplosione delle liste d’attesa, che già sono uno dei nodi più ostici che il Governo deve sciogliere. Da 7 anni sono 3mila tra prestazioni ambulatoriali e protesiche attendono di essere aggiornate. Sono i Livelli essenziali di assistenza (Lea), cioè le cure che il servizio sanitario pubblico è tenuto a dare a tutti i cittadini gratis o con pagamento di ticket, nel Ssn o tramite centri privati accreditati.
Dopo anni tira e molla tra governo e Regioni sulle risorse da assegnare, ci sarà un nuovo rinvio.

«Si tratta di tagli che non riguardano solo la sanità privata accreditata ma anche, in egual modo, le strutture pubbliche, dove già si registrano inefficienze e drammatiche liste d’attesa - commenta Mariastella Giorlandino, rappresentante salute, università e ricerca di Confapi - Tagliando ulteriormente i finanziamenti, come si pensa si possano adeguare e gestire i futuri percorsi di presa in carico e assistenza della collettività? Assisteremo a un’ulteriore divaricazione tra i cittadini delle regioni che hanno potuto e scelto di integrare le tariffe con risorse proprie e quelle che non sono riuscite a farlo».
E ancora: «Se non si interviene, la sanità italiana rischia il collasso - spiega Giorlandino - e non dimentichiamoci che abbiamo anche il Giubileo alle porte».

«Se vogliamo parlare della parte produttiva, si tratta di più di 5mila strutture private accreditate nel territorio nazionale, più di 36mila addetti impiegati diretti nel settore - precisa Luca Marino, vice presidente sezione sanità Unindustria - Penso che il governo debba avere cura anche di questo aspetto, anche se l’aspetto più importante di cui il ministero della Salute si dovrebbe interessare è l’assistenza sanitaria territoriale ai cittadini, che passa per il 60% attraverso queste strutture private accreditate e il resto 40% attraverso strutture a gestione pubblica. Sia le strutture private sia quelle pubbliche, con un taglio delle tariffe di questo genere andranno in crisi perché la stessa tariffa viene applicata per il pubblico e per il privato.

È totalmente insensato emanare un tariffario che contenga delle tariffe che non coprono neanche i costi».

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