Elezioni Regionali 2019

Il Pd frastornato dal ko "I 5 stelle ci rovinano" E Renzi scarica gli alleati

Scossa di terremoto sulla maggioranza che adesso trema anche per la manovra

Il Pd frastornato dal ko "I 5 stelle ci rovinano" E Renzi scarica gli alleati

La sconfitta era più che attesa: era data per scontata. Ma le proporzioni, dai primi exit poll, sono pesanti: centrodestra intorno al 60%, coalizione Pd-5Stelle poco sopra il 30%.

E se il dato del Pd oscilla pericolosamente attorno al 20% , e quindi ben sotto il 24% delle ultime Europee, per i Cinque Stelle dalle prime proiezioni sembra prepararsi una pesante débâcle. E sulla coalizione di governo è già iniziato il fuoco amico: se Carlo Calenda, grande avversario del governo giallorosso, si limita per ora a parlare di «grande amarezza» per i risultati, da Italia Viva arriva un avviso esplicito: «L'alleanza con i Cinque Stelle ci sta portando alla rovina, bisogna abbandonarla», spara Giacomo Portas. Voce autonoma nel partito renziano, ma di certo l'ex premier si è ben guardato dal partecipare alla «foto di Narni», prevedendone il rischio. E ora dice: «Avevo ragione: quel patto elettorale non funziona. E Conte non porta neppure un voto». Anche il capo dei senatori dem Andrea Marcucci denuncia «i limiti» di un'alleanza «senza contenuti», e auspica che il Pd eviti di ripeterla alle prossime regionali.

Il segretario dem Zingaretti parla di «sconfitta netta» che «conferma» un trend degli ultimi anni «che non si è riusciti a ribaltare». Se la prende con «il caos di polemiche» sulla manovra (dito puntato contro Renzi, e anche Di Maio) che «non ha aiutato», e annuncia che bisognerà «riflettere molto su questo voto e sulle scelte da fare». Con i suoi si sfoga: «Ci ho provato, ce l'abbiamo messa tutta. Ma sapevamo che era dura», e certo, aggiunge pensando ovviamente a Renzi, «le scissioni e i disimpegni» non hanno aiutato. Al Nazareno, in attesa dei risultati di partito, ricordavano che «già alle scorse regionali, nel 2014, il centrodestra perse in Umbria per poco più di diecimila voti, e negli anni successivi ha conquistato tutte le città: governa due terzi dei comuni». Senza contare le circostanze che hanno fatto precipitare verso le urne anticipate la ex regione rossa: l'inchiesta sulla sanità (ancora in alto mare, salvo la scarcerazione degli indagati arrestati) e le dimissioni della governatrice dem Catiuscia Marini, mollata dal suo partito.

Risalire la china era pressoché impossibile, come ricordava ieri sera Pierluigi Castagnetti: sui risultati «scontatissimi» andrà in scena «la grande ipocrisia», e «nessuno ricorderà che il centrodestra da anni governa Perugia, Terni, Orvieto, Foligno».

Ma i contraccolpi che la sconfitta avrà sui Cinque Stelle, e quindi sul governo, fanno suonare l'allarme rosso al Nazareno. La linea del Piave del Pd era il risultato delle Europee, quel «quota 39» che era la somma tra dem e M5s, che poteva essere usato per dire che il fronte reggeva. Ma se non regge, andare avanti diventa molto più difficile. Il governatore toscano Enrico Rossi verga l'epitaffio sull'alleanza giallorossa: «Esce sconfitta senza riuscire a costruire un argine al dilagare di Salvini. Il voto della protesta grillina mal si amalgama con quello della sinistra riformista di governo. Bisogna riflettere». Altro che «alleanza strategica», come la ha definita Dario Franceschini, da far durare fino alla fine della legislatura.

Se i primi numeri da brivido verranno confermati, il terremoto nei Cinque Stelle e nello stesso Pd e l'indebolimento pesante di un premier, andato fino a Narni a metterci la faccia, renderanno difficilissima la navigazione di un esecutivo che deve ancora navigare tra gli scogli del Parlamento per approvare la manovra.

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