Politica estera

Lo scatto diventa virale e lancia la campagna 2024. Ma il Gop teme di perdere ancora la Casa Bianca

I dubbi del partito: dare la nomination a Trump e rischiare una nuova sconfitta?

Lo scatto diventa virale e lancia la campagna 2024. Ma il Gop teme di perdere ancora la Casa Bianca

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Lo scatto diventa virale e lancia la campagna 2024. Ma il Gop teme di perdere ancora la Casa Bianca

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Se la campagna di Donald Trump aveva bisogno di un'immagine iconica da dispensare all'esercito dei fedelissimi, eccola. La «mug shot», la foto segnaletica scattata all'interno della prigione di Atlanta, nella quale l'ex presidente giovedì sera si è consegnato alle autorità giudiziarie, è destinata a diventare il simbolo della corsa 2024 alla Casa Bianca. Accolta con malcelato compiacimento dai commentatori liberal, l'immagine dell'ex presidente che fissa l'obiettivo con lo sguardo truce - spacca ancora una volta l'America e proietta le prossime elezioni verso un referendum pro o contro Trump, prima ancora che pro o contro Biden. È quello che vuole il tycoon ed è quello che vogliono i Democratici. «Vorrei scontrarmi ancora con lui», ha detto Trump mercoledì sera. «Posso batterlo di nuovo», disse mesi fa Biden nell'annunciare la sua ricandidatura. Il dilemma del Partito repubblicano sta tutto qui: consegnare la nomination a Trump (i sondaggi lo danno al 52% delle preferenze tra gli elettori Gop) e perdere nuovamente la Casa Bianca. Anche in questo caso i sondaggi sono implacabili: nel rematch vincerebbe ancora Biden.

È quanto ha cercato di far capire Nikki Haley nel dibattito di Milwaukee: «Trump è il politico più odiato d'America», ha detto l'ex ambasciatrice all'Onu (nominata da Trump), spingendo il partito ad andare oltre. Eppure, la stessa Haley non se l'è sentita di voltare del tutto le spalle al tycoon e alla sua base elettorale, quando i due moderatori di Fox News hanno chiesto agli otto pretendenti alla nomination se avrebbero appoggiato o meno la candidatura di Trump in caso di sua vittoria alle primarie. Gli unici che hanno opposto un secco «no» sono stati Chris Christie e Asa Hutchinson, entrambi senza alcuna chance di successo. E mentre Trump monetizza le sue disavventure giudiziarie - «ogni volta che mi incriminano aumentano le donazioni» - producendo magliette, tazze e gadget con impressa la «mug shot», cresce però il numero di elettori indipendenti che si sentono sempre più a disagio nei suoi confronti. Sono loro il vero ago della bilancia. Un sondaggio Politico-Ipsos indica che il 61% degli americani (il 63% tra gli indipendenti) vogliono che Trump vada a processo per le interferenze nel voto 2020 e l'assalto a Capitol Hill prima del novembre 2024, la data delle Presidenziali. Una cattiva notizia per il tycoon, che cerca invece di rimandare il più possibile nella speranza di tornare alla Casa Bianca e poi auto-perdonarsi. Un'ipotesi invece non praticabile nella vicenda della Georgia, dove la procuratrice Fani Willis ha chiesto che il processo inizi il prossimo 23 ottobre.

Lo stesso sondaggio indica che il 51% degli americani (il 53% tra gli indipendenti) ritiene Trump colpevole di avere tentato di sovvertire la sua sconfitta del 2020 e la metà degli intervistati (il 51% tra gli indipendenti) lo vuole in carcere. Altra brutta notizia, con la quale lo stesso Trump dovrà fare i conti. Ma al momento non c'è nessuna indicazione che il tycoon intenda rimodulare il suo messaggio, aprendo a toni più moderati.

Trump, per ora, continuerà a fare Trump.

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