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Tajani indica scelte e priorità per una manovra liberale

«Taglio del cuneo e detassazioni. E sugli extraprofitti Forza Italia ha già scritto quattro emendamenti»

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«Stabilizzare il taglio del cuneo fiscale, detassare 13esime, straordinari e, premi di produzione. E poi le pensioni minime». Antonio Tajani, mentre è in viaggio verso la Puglia per un incontro pubblico, elenca le priorità per la prossima manovra. Lo fa dopo aver rilasciato un'intervista al Sole 24 Ore per confermare la linea che Forza Italia rappresenta all'interno della maggioranza di governo: la posizione più autenticamente liberale all'interno della dialettica tra le spinte più «sociali» dei Fratelli d'Italia e quelle più «muscolari» della Lega di Salvini.

Il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri, nonché segretario di Forza Italia tra qualche giorno partirà per la Cina per preparare il campo al viaggio della premier e alla delicata partita della Via della Seta, da giocare entro fine anno. Ed è per questo - ha rivelato - che la riunione di maggioranza sulla prossima manovra slitterà al suo ritorno, ed è stata messa in calendario per il 6 settembre. I giochi si faranno lì, a un paio di settimane dalla presentazione della Nadef, attesa per il 20 settembre. Nel frattempo, però, le linee guida di Forza Italia prendono sempre più forma, all'interno di un quadro dove i gradi di libertà sono limitati. Le poche risorse a disposizione di una manovra che - nel pieno del discussione sul Patto di Stabilità - non può spingere sul deficit costringono a fare delle scelte. E quelle liberali sono le priorità di Forza Italia.

Un'impostazione politica che Tajani conferma anche per la tassa sugli extraprofitti delle banche. Forza Italia ha pronti quattro emendamenti per rendere il provvedimento compatibile con il mercato e la libertà d'impresa. Anche qui il vicepremier è chirurgico: «Abbiamo proposto quattro precisi paletti: l tassa deve essere una tantum, dovrà essere successivamente detraibile, vanno escluse le piccole banche di territorio e nel computo della base imponibile non dovranno essere calcolati i rendimenti dei titoli di Stato». Quest'ultimo passaggio è stato fin qui trascurato ma è fondamentale per uno Stato come il nostro che vende il proprio gigantesco debito sul mercato. Ebbene la tassa sugli extraprofitti rischia di allontanare le banche dai Btp: se una parte del rendimento finisce con l'essere considerato un profitto «extra», chi più se li vorrà comprare? E le banche non sono un acquirente qualsiasi perché detengono una bella fetta del debito pubblico, oltre 400 miliardi. Senza una correzione su questo aspetto, la tassa diventerebbe un boomerang.

Tajani rappresenta dunque la posizione necessaria per tenere in piedi una fonte di possibili nuove entrate, ancorché limitate al 2023 (il senso dell'una tantum è questo) senza che questa generi però dei costi, reali e reputazionali, che alla fine si rivelino superiori alle opportunità.

Ed è proprio in chiave di reperimento risorse per la manovra che il segretario di Forza Italia ha riaperto il capitolo delle privatizzazioni. Ha lanciato l'idea dei porti, lasciando comunque uno spazio per la Cdp, ma non si tratta di una situazione isolata. Il terreno per possibili nuove privatizzazioni «è quello dei servizi pubblici in generale. Penso ai trasporti per esempio». Proposte destinate a generare dibattito tra chi, come Salvini, non ha gradito. Ma sarebbe proprio l'apertura di un nuovo dibattito nazionale sulle liberalizzazioni l'obiettivo di Tajani.

Per rendere i servizi più efficienti e le casse del Tesoro un po' più piene.

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