Cronaca giudiziaria

Eredità Agnelli, la conferma dei testimoni: "Marella viveva in Italia, non in Svizzera"

La Procura vuole acquisire i passaporti coi timbri di entrata e uscita dal Marocco

Eredità Agnelli, la conferma dei testimoni: "Marella viveva in Italia, non in Svizzera"

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Eredità Agnelli, la conferma dei testimoni: "Marella viveva in Italia, non in Svizzera"

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Ci sono le prime «conferme» all'«assunto» della Procura che Marella Caracciolo, la vedova di Gianni Agnelli, vivesse in Italia e non in Svizzera. E che per di più il nipote John Elkann, numero 1 di Exor e presidente di Stellantis, abbia concorso nel realizzare la presunta frode assumendo formalmente il personale «al fine di non compromettere che la defunta fosse effettivamente residente in Svizzera».

Domestici, cuochi, autisti, governante, guardarobiera, maggiordomi «avrebbero assistito di fatto» l'anziana: e i magistrati nel decreto per la prima volta svelano che la questione è stata «largamente confermata dalle dichiarazioni dei testimoni» sentiti nelle scorse settimane, tra cui appunto la segretaria personale di John e la ex assistente di Marella. Sempre la procura di Torino ritiene fondamentale anche acquisire e analizzare i passaporti della donna morta nel 2019 «che recano i timbri» di entrata e uscita dal Marocco, elemento necessario a ricostruire «gli spostamenti della stessa e verificare quale fosse la residenza effettiva». La residenza della vedova dell'Avvocato, madre di Margherita, è la chiave di volta dell'inchiesta dei magistrati di Torino che contestano a vario titolo agli indagati le ipotesi di frode fiscale e truffa ai danni dello Stato. Se Marella fosse vissuta per più di 183 giorni in Italia, invece che all'estero, allora avrebbe dovuto pagare le tasse nel nostro Paese. I pm Mario Bendoni, Giulia Marchetti e l'aggiunto Marco Gianoglio, contestano il mancato pagamento delle imposte su quella che considerano una fetta di eredità della nonna, pari a 734.190.717 euro: si tratta di beni indicati nelle dichiarazioni fiscali dei tre nipoti (John, Lapo e Ginevra, a cui è contestata la truffa allo Stato) con riferimento al 2019. Secondo i magistrati «si tratta di beni senza dubbio riconducibili alla successione di Marella Caracciolo e la cui origine dovrà essere oggetto di approfondimento». Tra le altre somme sottratte al Fisco nell'ipotesi dell'accusa ci sarebbero «30 milioni di redditi, derivanti dalle disponibilità off-shore» dell'anziana e «generati in ognuna delle annualità contestate».

Quella sulla Dicembre è la parte più delicata dell'inchiesta, perché potrebbe intaccare gli equilibri azionari esistenti. Nell'ultimo decreto di sequestro, i pm si spingono a ipotizzare che «le cessioni di quote» tra Donna Marella e i nipoti «paiono rivestire carattere di atti simulati». E con riferimento ai documenti, i magistrati segnalano «profili di apocrifia» delle firme.

«Opacità» che si aggiungono a quella relativa al titolo giuridico di possesso delle quote da parte di Marella Caracciolo.

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