«Chopin e Verdi a Sanremo? Per la classica è un'occasione»

«Chopin e Verdi a Sanremo? Per la classica è un'occasione»

Anche i direttori Daniel Barenboim, al timone musicale della Scala, e Daniel Harding figurano tra gli ospiti del festival di Sanremo. Barenboim giovedì e Harding sabato. In un certo senso, è come se una porzione di Scala mettesse piede nel teatro più pop che ci sia, l'Ariston. Che c'entrano i Valzer di Chopin, Verdi e Wagner con il festival di Sanremo? Niente. Sempre musica è, per carità, però di altro genere. Ebbene, la kermesse canora sanremese porta i velluti di Chopin fra comici (Maurizio Crozza e Claudio Bisio), calciatori (Roberto Baggio), ex-modelle/aspiranti cantanti (Carla Bruni), aspiranti cuoche (Benedetta Parodi), pallanuotisti, tennisti, campioni di tiro a volo. Tutta una cornice per dare sostanza al quadro della canzone italiana. Quest'anno finiscono nella cornice anche Chopin, Wagner e Verdi: si sperimenta infatti lo sbarco della classica nei territori proibiti della musica leggera. E pazienza se i grandi classici non c'entrano nulla con i Ricchi e Poveri, i Modà, Cristicchi eccetera: «Niente snobismo, conta divulgare la grande musica, conta che i direttori vengano ascoltati e se ne parli, e Sanremo continua ad essere un evento mediatico dunque un'ottima piazza». Così la pensano loro, o tanti di loro, i professori dell'orchestra scaligera, coloro che lavorano gomito a gomito con Barenboim e Harding. Premessa. Harding, in questi giorni direttore di Falstaff, è spesso a Milano, ma è solo un ospite della Scala, un freelance che può decidere in massima libertà dove operare poiché svincolato da istituzioni italiane. Barenboim, pur fra i mille impegni (per dire: stasera è a Berlino per una serata con Placido Domingo), interessi e cariche, è la Scala: la incarna, è l'inquilino numero uno. Ma da uomo che ha in tasca tanto il passaporto israeliano quanto quello palestinese, che si muove con scioltezza in ogni ambiente, a Sanremo ha deciso di andarci nelle vesti di libero professionista del pianoforte, suonando - appunto - Chopin. Una mossa apprezzata dagli orchestrali, perché così Barenboim non va (o andrebbe) in rappresentanza della Scala. Insomma, il gran teatro non si macchia, o macchierebbe, con questa trasferta. Poi si sa, Barenboim è musicista prediletto di Fabio Fazio, il conduttore di Sanremo, cui va il merito di accendere spesso i riflettori sulla musica d'arte. E Luciana Litizzetto, anche lei a Sanremo, spalla di Fazio, conosce a fondo la musica in virtù di un diploma di pianoforte e una laurea con tesi sul melodramma. A Barenboim, dicono gli orchestrali, piace molto andare in tv, è un uomo di spettacolo. Un incontenibile vulcano.
Però, c'è chi lamenta che non brilli per presenze a Milano, non trova il tempo per seguire concorsi e lavori - diciamo - di backstage, però alla vetrina sanremese non ha saputo rinunciare. Questo l'appunto che qualcuno fa. E Harding che dirige l'orchestra di Sanremo? Gli scaligeri non si sbilanciano, ma un sorrisetto sfugge: pur fra i discorsoni dei beneauguranti sbarchi della classica sui lidi liguri. In Scala, poi, si guarda avanti. Mentre si fanno più pressanti le polemiche su certi aspetti della conduzione del teatro, sono proprio gli addetti ai lavori che reclamano tempi stretti nella scelta del futuro sovrintendente.

Circolano nomi stranieri, Alexander Pereira brucia tutti, ma chi opera nel teatro punta sull'Italia. Opportuno un sovrintendente italiano, e ancor di più un direttore musicale italiano. Così tornano prepotentemente i nomi di Riccardo Chailly e di Daniele Gatti.

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