Concerto a 3mila metri il piano arriva dal cielo

Concerto a 3mila metri il piano arriva dal cielo

Il pianoforte sarà anche il più lussuoso degli strumenti, di nero vestito e dall'elegante silhouette: una delizia degli occhi. Ma portarselo appresso è un'impresa: lo è a tal punto che diventa un capriccio, e ragionevolmente si rinuncia. Nessun capriccio - invece - per Ramin Bahrami, l'artista iraniano che si vedrà recapitare il pianoforte a coda direttamente dai cieli, via elicottero. Ma in questo caso è una necessità considerato che la sua performance, domani alle 11, si terrà a quota 3mila metri, località Passo Lagoscuro, nel gruppo dell'Adamello, fra i resti del villaggio militare dove si consumò la prima guerra mondiale. Si raggiunge l'inusuale sede del concerto con la cabinovia del Passo del Tonale (Brescia), si segue poi un itinerario a piedi lungo il Sentiero dei Fiori, saranno presenti anche le locali guide alpine (per info: www.adamelloski.com). É un appuntamento che prelude alle celebrazioni per il secolo dalla Guerra Bianca.
Quanto al concerto, la vostra mente corre forse alle peripezie che vive il povero pianoforte nelle mani, non proprio affidabili, di Stanlio e Ollio? Il pilota, Maffeo Comensoli di Elimast, è la seconda volta nella sua vita professionale che trasferisce un pianoforte in alta quota. E assicura che tutto si verificherà in massima sicurezza: «lo strumento sarà ben fasciato, e in 10 minuti raggiungerà la vetta. Fa molta scena, per noi non è cosa complicata», dice.
Lassù, Bahrami, eseguirà pagine di Johan Sebastian Bach: autore prediletto e congeniale di questo artista, elettrico alla tastiera e amabilmente pacato quando conversa. Ramin Bahrami, classe 1976, di Teheran, qualche anno speso a Milano ed ora accasato nei pressi di Stoccarda, ben conosce le brutture dei conflitti: vissute sulla propria pelle, pur in altro Paese e di diversa natura, ma sempre uguali nella sostanza. É cresciuto sotto le bombe di Saddam Hussein, nato in una famiglia colta e benestante finita nella morsa del regime degli Ayatollah che incarcerò il padre spingendo parte della famiglia Bahrami a riparare in Occidente. Ora, Bahrami è un pianista affermato, i suoi dischi di classica scalano addirittura le classifiche della musica pop. Scala nel nome di Bach, «il compositore che insegna a trattenere il dolore e a piangere da soli. Infonde equilibrio e pace, è una terapia. Mi ha aiutato ad allontanare pensieri terribili», spiega Bahrami.

Che vede in Bach «una sorta di filosofo orientale che viaggia nell'infinito: la sua è una musica senza tempo, pronta a parlare al nostro inconscio. La polifonia, poi, è una lezione di democrazia: tutte le voci parlano senza perdere la propria personalità».

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