Il ritorno di Muti l'eretico: «Peccato, qui si snobba Verdi»

Nel Paese delle opposte tifoserie, dei Guelfi vs Ghibellini, dei pro-Callas vs pro-Tebaldi, dei Mutiani vs Abbadiani, tanto per avvicinarci al tema, era inevitabile che alle porte del 2013 si giocasse la carta del Verdi vs Wagner: festeggiati entrambi a due secoli dalla nascita. Una carta che - francamente - adesso sta sbiadendo, perché non accende più gli ardori popolari d'Ottocento.
La Scala dedica il prossimo 7 dicembre, cioè l'inaugurazione di stagione, a Wagner e il 7 dicembre 2013 a Verdi, e allora vai con la polemica. Perché prima l'uno e poi quell'altro, e non viceversa? Riccardo Muti, il direttore verdiano di riferimento, ha appena scritto un libro sul compositore, intitolandolo «Verdi, l'italiano», edito Rizzoli. E la stagione dell'Opera di Roma la inaugurerà, fra pochi giorni, con un titolo verdiano, Simon Boccanegra. Quando domenica ha raggiunto Milano per presentare il suo libro, curato da Armando Torno, Muti sapeva che sarebbero arrivati gli input per alimentare la polemica. La sala Sforzesca, al Castello, è piena come l'uovo, gente che fa la fila da un'ora e qualcuno dovrà rinunciare: non c'è posto. Nel parterre, il filosofo Giovanni Reale, the Sgarbi brothers (Vittorio e Elisabetta), Francesco Micheli, Francesca Colombo, gli affezionati mutiani, verdiani e chi ama la musica. L'incontro con Muti segue quello con Sgarbi: «Essere qui e succedere a Sgarbi è un problema. Di Sgarbi ammiro cultura intelligenza, ma è anche un uomo pirotecnico. Credo che dopo di lui, io e Torno sembreremo i due dell'Avemaria o della Quaresima», dice. In realtà, il direttore che dal 1986 al 2005 fu alla testa della Scala, si trattiene solo un minuto sul divanetto design, poi si alza e si prende la scena. Fra un applauso e l'altro, Armando Torno gli fa notare «Lei è amato...». Muti rilancia: «Abbiamo già visto due persone che non mi amano affatto».
Quanto alla Scala, dalla quale se ne andò sbattendo la porta, si toglie qualche sassolino. Inevitabile. Ricorda «quante volte ho affrontato le battaglie per riportare certe opere alla Scala. Dopo 26 anni riportai Traviata, e dopo più di vent'anni Trovatore. Titoli che mancavano in un teatro che è l'emblema della musica operistica italiana. E Verdi è l'Italia. Però, forse il pubblico era così esigente che non era impresa facile portare certe opere fatte alla Scala con fior di cantanti, direttori, registi...». Cosa si aspetta dal 2013? «Che venga fatto il punto su Verdi. Ho studiato Verdi tutta la vita. E più lo studio, più capisco quanto bisogna fare». Punto di partenza: «Verdi è un musicista nobile». Muti reclama l'orgoglio nazionale, appellandosi all'italianità di Verdi che «ha già avuto insulti dai tedeschi che dicevano che era zumpappa...

» mentre «è il compositore che parla all'uomo dell'uomo. Nel futuro l'umanità avrà più bisogno di Verdi che di Wagner. Quando dirigi Wagner senti come una malia, una magia che non ti lascia e non ti farà dormire la notte. Verdi ti sa confortare».

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