la recensione/1

di La Scala ha sdoganato Vasco Rossi e il suo balletto a base di rock, amore, sesso, litigi di coppie, piroutte e boogie woogie. «È un artista dei nostri tempi - ha detto l’etoile Alessandra Ferri - e la Scala deve essere il tempio di quello che è stato ma anche di quello che è e che sarà». Il balletto L’altra metà del cielo ha debuttato alla Scala (in cartellone fino al 13), con la coreografia di Martha Clarke su musiche (registrate: no live) di Vasco rielaborate da Celso Valli. Un successo con 6 minuti d’applausi finali, più quelli in corso d’opera. C’erano tutti. Anzitutto i fedelissimi di Vasco, venuti da ovunque, come sempre fanno. E finalmente tanti giovani. Sicuramente, quello di martedì, era un pubblico più effervescente del solito per questa sorta di musical muto, di teatro coreografato. Di che, non si sa esattamente, tanto è crossover: di sicuro, il cd che Vasco ne ha tratto, ha senso se integrato con il palcoscenico. Il rocker non c’era, pare che non volesse rubare la scena agli artisti. A suo modo signore, a fatto avere a tutte le donne del suo balletto un mazzo di fiori. Tanti, almeno all’esordio, avrebbero voluto il musicista maledetto su quel palco, a ricevere gli applausi con gli altri artisti. L’hanno reclamato a gran voce: come si usa negli stadi e arene, e meno alla Scala. Che all’inizio intimoriva il pubblico, compitissimo, poi via: lo spettacolo è decollato con i suoi 13 capitoli centrati su altrettante canzoni di Vasco. Canzoni cucite su misura di tre donne: Albachiara, Silvia e Susanna, incarnate dalle ballerine Sabrina Brazzo, Beatrice Carbone e Stefania Ballone. Albachiara è la più aerea, romantica, l’unica a danzare anche sulle punte.

E che alla fine impazzisce per amore, te la ritrovi in una stanza d’ospedale, fra persone ridotte a manichini, un po’ sghembe: un fermo immagine da quadro alla De Chirico. Silvia è la concreta, e metterà su famiglia. Susanna, da bimba tutta colorata, diventa una divoratrice d’omini, alla fine un po’ delusa, ma fondamentalmente indomita.

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