Imane Khelif esclusa dall'Eindhoven Box Cup: cosa è successo

Dopo l'annuncio di obblligo di test genetici, la medaglia d'oro di Parigi non tornerà sul ring nei Paesi Bassi. La protesta del sindaco: "Chiediamo all'organizzazione di ammettere Imane Khelif, nonostante tutto"

Imane Khelif esclusa dall'Eindhoven Box Cup: cosa è successo
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Nessun ritorno sul ring per Imane Khelif, che alcune settimane fa aveva annunciato che sarebbe rientrata alle competizioni agonistiche con l'Eindhoven Box Cup nei Paesi Bassi. Tuttavia, dopo l'annuncio da parte di World Boxing di introdurre l'obbligo di test genetici, da effettuare solo una volta, per tutti i pugili sopra i 18 anni, la medaglia d'oro di Parigi ha deciso di rifiutare la partecipazione alla competizione. La sua iscrizione non è arrivata tempestivamente entro oggi, il che la esclude di fatto dall'Eindhoven Box Cup, il che era probabilmente il suo obiettivo. Difficile credere a una negligenza nella consegna della propria iscrizione.

"La decisione dell'esclusione di Imane non è nostra. Ce ne rammarichiamo", ha dichiarato all'Associated Press il direttore media del torneo, Dirk Renders. La decisione di introdurre il test genetico per prendere parte alle competizioni nasce dall'esigenza di tutelare le atlete. Se è lecito che ognuno si riconosca nel genere che preferisce, nel momento in cui si parla di sport e, soprattutto, di una competizione di contatto e lotta come la boxe il discorso cambia. La necessità di salvaguardare l'incolumità fisica e l'equità delle competizioni per le atlete deve avere una priorità superiore rispetto al solo concetto di inclusione. In una disciplina come la boxe, i rischi legati a differenze biologiche significative (come quelle derivanti da livelli ormonali o struttura fisica non tipicamente femminile alla nascita) possono essere enormi e compromettere la sicurezza delle partecipanti. Questa la ratio per la richiesta del test genetico, non una volontà di esclusione.

Un concetto che non è stato accettato dal sindaco di Eindhoven, il quale ha criticato pubblicamente la decisione di World Boxing di introdurre il test genetico: "Oggi esprimiamo la nostra disapprovazione per questa decisione e chiediamo all'organizzazione di ammettere Imane Khelif, nonostante tutto".

Quel "nonostante tutto" va a scapito delle atlete, alcune delle quali in passato si sono già lamentate della situazione, chiedendo soprattutto che si facesse chiarezza una volta per tutte e che venissero dissipati tutti i dubbi. La smania di inclusione a tutti i costi nello sport, come hanno dichiarato sia atlete che esperte, non deve trovare quartiere: deve prevalere il buon senso e la tutela dell'incolumità prima di ogni cosa.

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