Litio, ecco tutti i problemi dell'oro bianco

Il litio, fondamentale per le batterie delle elettriche, è abbondante in natura, ma la sua estrazione non è priva di rischi ambientali. Anche l’Europa ne detiene grandi riserve. Sfruttarle, però, non sarà facile

Litio, ecco tutti i problemi dell'oro bianco

L’Europa guarda a un futuro elettrico per le sue auto, ma sconta un grave ritardo nella produzione di batterie e, ancor più, nell’approvvigionamento di materie prime cruciali come il litio: una risorsa abbondante, ma dall’estrazione particolarmente complessa. In generale, a livello globale, è prevista una crescita esponenziale nella domanda di litio per la fabbricazione di accumulatori, siccome il settore dell’elettrico si sta continuamente espandendo. In questo contesto, le batterie agli ioni di litio sono componenti cruciali per una transizione verso una mobilità a basso impatto ambientale.

Batteria

Sul piatto della bilancia della mobilità elettrica, cosiddetta “green”, è necessario mettere anche l’impatto ambientale dettato dall’estrazione dei minerali necessari per la produzione dei componenti. Tutte le attenzioni sono puntate sul litio, non a caso definito “oro bianco” e inserito dalla Commissione europea tra le materie prime critiche: è uno degli elementi chimici più abbondanti in natura, ma la sua estrazione non è priva di rischi e difficoltà. In sostanza, nel momento in cui anche l’Europa punta ad avviare progetti minerari, bisogna chiedersi non tanto se sia possibile estrarlo dalle viscere della terra quanto se sia sostenibile dal punto di vista economico e, ancor di più, ambientale. Attualmente, l’estrazione di litio fa affidamento principalmente a due tecnologie. Analizziamole insieme.

Estrazione dalle saline

La maggior parte del litio commerciale oggi viene estratto dalle riserve saline sotterranee. Questa tecnologia è utilizzata nel cosiddetto “Triangolo del litio”, un’area particolarmente arida delle Ande tra Cile, Bolivia e Argentina, caratterizzata dalla presenza di numerosi bacini salati (i famosi salar). Il processo di estrazione è molto semplice ma, allo stesso tempo, consuma grandi quantità di acqua. L’acqua ricca di sali viene pompata in superfice, per poi venire raccolta in grandi bacini di evaporazione. Nell’arco di qualche mese, l’acqua evapora lentamente facendo precipitare una miscela di sali. Il meccanismo è simile a quello usato per il sale alimentare: l’evaporazione indotta dal sole consente di “asciugare” le salamoie per ricavare il bicarbonato di litio. L’impatto ambientale è, però, elevato. Le attività cilene, considerate le più efficienti, impiegano 500 mila galloni di acqua per una tonnellata di litio. In pratica, per ottenerne un chilo servono circa duemila litri di acqua. Considerando che nella batteria, per esempio, di una Tesla sono presenti non meno di 12 chili di litio, significa che un veicolo della Casa californiana ha già consumato oltre 20 mila litri di acqua ancora prima di uscire dalle catene di montaggio.

Auto elettrica

Estrazione mineraria

L’estrazione di litio dalle miniere è nettamente più complessa ed energivora rispetto alla convenzionale estrazione dalle saline. Degli oltre 145 diversi minerali contenenti litio, il più abbondante è lo spodumene. Le miniere che estraggono litio sono concentrate in Australia e in Brasile, con qualche operazione minore in Portogallo, Sud Africa e Cina. Innanzitutto, nella maggior parte dei casi si tratta di miniere a cielo aperto, quindi con un elevato impatto paesaggistico. Inoltre, dopo che il minerale è estratto, esso viene frantumato e cotto ad altissime temperature in una serie di passaggi che determinano un grande consumo di CO2: si stima che, per ogni chilo di idrossido di litio, vengano emessi dai 5 ai 16 chili di anidride carbonica. Sono in via di sviluppo, peraltro, tecnologie in grado di ridurre le emissioni di CO2 e abbattere il consumo di acqua e suolo. Queste metodologie sono per ora oggetto di ricerche e ancora lontane da una fase d’industrializzazione. Una, molto futuristica, riguarda la possibilità di estrarre il litio dall’acqua marina. Un potenziale decisamente maggiore è stato riscontrato, invece, nelle cosiddette brine geotermiche: gli impianti che sfruttano il calore della geotermia possono pompare in superficie una brina ricca di litio facilmente raffinabile.

La situazione europea e quella italiana

Quante chance ha l’Europa di ridurre la propria dipendenza nell’approvvigionamento del litio? Le probabilità sono elevate, ma non mancano numerosi ostacoli, a partire da una maggior attenzione della popolazione del Vecchio Continente ai rischi ambientali legati alle attività minerarie. In Europa grandi risorse di litio si trovano in Portogallo, a Mina do Barroso e in Serbia, nella valle dello Jadar, nel nord del paese. Per quanto riguarda l’Italia, in Toscana si sta muovendo l’Enel, con un bando per individuare tecnologie idonee a recuperare il litio dai fluidi geotermici.

L’Unione geotermica italiana parla, inoltre, di “contenuti significativi di litio” anche per altre regioni come la Sicilia, la Sardegna e l’Emilia-Romagna. Ecco perché la corsa all’oro bianco potrebbe riguardare pure l'Italia.

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