Prevenzione, monitoraggio, intervento. Si articola su questi tre passaggi la strategia degli operatori energetici impegnati a contrastare le emissioni inquinanti. E, per attuarla, esiste una serie di tecnologie green che sono in grado di realizzare in modo efficiente ciascuna di tali azioni. Per le imprese sono le cosiddette «best practice», un insieme di procedure messe in campo negli ambienti di lavoro. Internet of Things e Machine Learning sono al centro di questo sforzo collettivo contro i cambiamenti climatici.
L’Internet of Things (IoT) consiste in una piattaforma di dispositivi intelligenti connessi in modalità wireless in grado di comunicare tra loro e scambiarsi informazioni all’interno di un network virtuale. Questi sistemi sono già installati nelle nostre case. Stiamo parlando in particolare di televisori, assistenti vocali e lampade smart. Device domestici destinati ai consumatori. Per quanto riguarda invece l’applicazione industriale, l’Internet of Things lo possiamo trovare nelle videocamere di sorveglianza, nei droni, in sensori speciali e in altri apparecchi impiegati con lo scopo di monitorare costantemente l’andamento delle attività aziendali.
Secondo una previsione di McKinsey & Company, nel 2030 l’IoT, includendo tutti i tipi di servizi offerti, arriverà a coprire un mercato del valore di 12mila miliardi e mezzo di dollari. Di questi, oltre tre miliardi saranno generati dalle fabbriche che lo adottano. Accanto all’IoT si colloca il machine learning, l’abilità delle macchine di migliorare in maniera automatica l’elaborazione dei dati. Sempre legato ai processi analitici e al machine learning c’è poi il famoso «gemello digitale», ovvero la rappresentazione virtuale di un oggetto. Il «digital twin» è un modello utile per comprendere meglio le caratteristiche di un prodotto e, attingendo dai dati elaborati, simulare il comportamento e gli scenari per poter anticipare eventuali criticità.
Tutti questi elementi innovativi compongono così un mosaico di tecnologie al servizio dell’utilizzatore finale, che nel caso specifico dell’energia sono le società. E uno dei risultati di queste tattiche avanzate, oltre a un evidente effetto sulle emissioni, è anche l’ottimizzazione della produzione. Molte le novità hi-tech, come il Methane Detector e il Leak Detection and Repair (Ldar) adottati da Snam, che gestisce navi rigassificatrici e una rete lunga 38mila chilometri in Italia e all’estero.
Il primo si basa sull’installazione di un sensore IoT nelle centrali di compressione, mentre il secondo è un programma che permette di ridurre al minimo le perdite di materiale dalle centrali lungo le tubature con interventi mirati. Tra le soluzioni più recenti merita poi menzione MethaneSat, progettato da una iniziativa di Jeff Bezos (il papà di Amazon) per monitorare le emissioni dal Cosmo anche nelle zone del Pianeta finora inosservate.
L’industria e e in particolare quella energetica sono pertanto coscienti dell’urgenza dell’attuale crisi climatica e lo sta dimostrando avvalendosi delle best practice del settore le quali, almeno nell’ambito dei processi produttivi, possono incidere positivamente abbassando le percentuali di gas serra rilasciati nell’atmosfera.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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