Euro 2032 si giocherà in Italia e in Turchia. Per la terza volta nella storia il nostro Paese organizzerà l’Europeo. La prima risale al 1968, quando l’Italia di Valcareggi si impose nella finale (ripetuta) con la Jugoslavia a Roma. La seconda è datata 1980 e gli Azzurri di Bearzot si piazzarono al terzo posto, battendo l’Inghilterra a Bari. L'ultima edizione era itinerante. L’Olimpico, con la capienza ridotta a causa del Covid, ospitò quattro partite del torneo, di cui le prime tre della Nazionale di Mancini che poi avrebbe vinto a Wembley.
La questione stadi
Quarantadue anni dopo Italia '90, la Uefa ha consegnato al calcio italiano l’opportunità di tornare a investire sugli stadi, costruendo nuovi impianti. Quando ad aprile 2023 la Figc ha consegnato il final bid dossier, decidendo di correre da sola, coinvolse Milano, Torino, Verona, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari e Cagliari, con Palermo nella posizione di alternativa numero uno.
Dieci città, però, oggi sono troppe, non avendo una manifestazione interamente organizzato in Italia, ma un evento ridotto e ibrido. A differenza nostra, la Turchia non ha un problema di stadi (tra il 2009 e il 2017 ne ha costruiti 21), eppure si ritrova con l'obbligo di scremare partendo da alcune certezze: quelli di Fenerbahce (50 mila posti, rifatto nel 2010) e Galatasaray (53 mila, 2011) a Istanbul, del Demirspor ad Adana (34 mila, 2021), del Trabzonspor (41 mila posti, 2015) e il nuovo impianto di Ankara, in costruzione (55 mila).
Gli stadi italiani in lizza
Veniamo all'Italia. La scelta sarà fatta soltanto fra tre anni, nell'ottobre del 2026. Al momento attuale l'ipotesi più probabile è che siano scelte cinque sedi italiane e cinque turche. Ma un cambio di format della rassegna potrebbe aumentare il numero delle città coinvolte a sei. Al momento attuale, per tre stadi non servirebbero rivoluzioni ma soltanto una messa a punto: Roma (Olimpico), Milano (San Siro-Meazza), Torino (Juventus Stadium). In linea teorica, potrebbero entrare in gioco come alternative, per ora improbabili, lo stadio milanista di San Donato Milanese e quello giallorosso di Pietralata.
A queste si aggiungono tre progetti a uno stadio avanzato: quello pubblico-privato di Bologna, la ristrutturazione del Franchi di Firenze, con il sindaco Dario Nardella che deve fare i conti con i fondi mancanti per il no dell’Europa all’utilizzo delle risorse del Pnrr, la Unipol Domus Gigi Riva di Cagliari che sorgerà nello stesso spazio del Sant’Elia. Restano Bari, Genova e Verona, dove si discute da tempo della ristrutturazione, ma ancora in una fase preliminare.
Particolare la situazione di Napoli, alle prese con il dilemma della pista dello stadio Maradona.
La Uefa spinge per stadi senza pista, ma la discussione è aperta ma è chiaro che un Europeo senza una sede a sud di Roma non è proponibile. Di sicuro, nei prossimi 1.000 giorni chi vorrà partecipare dovrà correre sul serio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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