Invalidità civile e legge 104: perché non sono la stessa cosa. Ecco le differenze

Queste due forme di assistenza, che a volte possono essere erogate ad uno stesso soggetto, presentano condizioni e requisiti precisi, in base ai quali viene determinata l’agevolazione. Cos a c’è da sapere

Invalidità civile e legge 104: perché non sono la stessa cosa. Ecco le differenze

Spesso si tende a fare confusione fra invalidità civile e legge 104. Molti infatti commettono l'errore di scambiare queste due forme assistenziali, forse perché il primo passo per ottenere il riconoscimento di uno, o di entrambi, è il certificato introduttivo compilato dal medico di base. Questo certificato avvia il processo per la valutazione e il riconoscimento dell'invalidità civile, della cecità, della sordità, o di un handicap contemplato dalla legge 104. È importante, però, tenere presente che le condizioni in questione sono diverse e comportano benefici distinti. Esaminiamoli nel dettaglio.

Invalidità civile: cos’è e quali i soggetti interessati

Il riconoscimento dell'invalidità civile implica il diritto a ottenere sostegno economico e sociale dallo Stato, qualora si verifichi una diminuzione della capacità lavorativa o dell'autonomia personale. Tale invalidità può manifestarsi in forma totale o parziale, a seconda dell'entità della menomazione fisica o mentale. La pensione d'invalidità civile costituisce uno degli ausili economici destinati agli individui invalidi civili totali, cioè coloro il cui grado di invalidità raggiunge il 100%. Questo beneficio è concesso a coloro che rispettano determinati limiti di reddito annuali. Le fasce di reddito di riferimento vanno dai 5.725,46 ai 19.461,12 euro. Per gli invalidi civili parziali, ossia coloro il cui grado di invalidità varia tra il 75% e il 99%, è previsto l'assegno di assistenza. Tale assegno è erogato a chi mantiene il reddito annuo entro certi limiti e ha un importo fisso di 333,33 euro al mese.

La Legge n. 118, 30 marzo 1971, identifica gli invalidi civili e stabilisce che cittadini affetti da minorazione congenita e/o acquisita, comprendenti esiti permanenti di infermità fisiche, psichiche e sensoriali che comportano danni funzionali permanenti, siano considerati mutilati e invalidi civili. Questa categoria include anche irregolari psichici per oligofrenie di carattere organico o dismetabolico, insufficienze mentali derivanti da difetti sensoriali e funzionali, con una riduzione permanente della capacità lavorativa non inferiore a un terzo, o, se minori di 18 anni, con difficoltà persistenti nello svolgimento dei compiti propri dell'età.

Secondo la normativa italiana, l'invalidità civile è determinata dalla riduzione della capacità lavorativa, espressa in percentuale. È importante sottolineare che questa riduzione non impedisce necessariamente l'inserimento lavorativo. La legge considera la difficoltà nell'esecuzione di una specifica attività nei modi e nei limiti considerati per una persona normodotata. In sintesi, l'Inps, per il riconoscimento dell'invalidità, cerca di valutare quanto lo stato di salute riduca la capacità lavorativa o le attività quotidiane della persona.

Legge 104: cos’è e a quali casi si applica

La definizione di handicap secondo la legge è diversa e si concentra sulla difficoltà di inserimento sociale derivante dalla patologia o menomazione riscontrata. La normativa di riferimento in questo contesto è la Legge 104/92, conosciuta anche come "Legge-quadro per l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate".

In particolare, si considera persona handicappatachi presenta una minorazione fisica, psichica o sensoriale, stabilizzata o progressiva, che è causa di difficoltà di apprendimento, di relazione o di integrazione lavorativa e tale da determinare un processo di svantaggio sociale o di emarginazione”. E ancora: “La persona handicappata ha diritto alle prestazioni stabilite in suo favore in relazione alla natura e alla consistenza della minorazione, alla capacità complessiva individuale residua e alla efficacia delle terapie riabilitative”.

Quindi, la Legge 104, oltre a considerare la condizione di svantaggio sociale delle persone affette da handicap, si focalizza sulle difficoltà di inserimento sociale delle persone disabili, derivante dalla patologia o menomazione che colpisce la persona in questione. Concede benefici sia dal punto di vista economico che in ambito lavorativo e fiscale a persone disabili e ai loro familiari. Si applica specificamente agli individui la cui situazione grave comporta una limitazione dell'autonomia personale. Tra i benefici contemplati dalla Legge 104, si includono:

agevolazioni fiscali: riduzioni o esenzioni d'imposta per l'acquisto di beni e servizi utili per la qualità della vita e la mobilità delle persone disabili. Ad esempio, per i veicoli utilizzati dai disabili sono previste detrazioni Irpef del 19%, Iva agevolata, esenzione dal bollo e dall'imposta di trascrizione. Ci sono anche agevolazioni per l'acquisto di sussidi tecnici ed informatici, eliminazione delle barriere architettoniche, spese sanitarie e assistenza personale;

indennità di accompagnamento: una prestazione economica mensile destinata ai disabili gravi che non possono compiere gli atti quotidiani della vita senza l'assistenza di un'altra persona. L'importo di questa indennità ammonta a 530,04 euro al mese.

permessi lavorativi retribuiti: si tratta di permessi retribuiti al 100% per i dipendenti pubblici o privati che assistono un familiare con handicap grave. Questi permessi, frazionabili in ore, ammontano a tre giorni al mese;

congedo straordinario: un periodo di assenza dal lavoro retribuito al 100% che spetta ai lavoratori dipendenti, pubblici o privati, che forniscano assistenza a un familiare con handicap grave. Questo congedo è della durata di due anni (frazionabili) nel corso della vita lavorativa e prevede che il richiedente e l'invalido siano residenti allo stesso indirizzo.

Invalidità civile e la legge 104: come richiederle

Per ottenere l'invalidità civile e usufruire dei benefici della legge 104, è necessario procedere con la presentazione di una domanda all'Inps attraverso il sito web dell’ente o rivolgendosi a un patronato. Dopo la presentazione della domanda, il richiedente viene convocato da una commissione medica dell'Asl, che valuta il grado di invalidità o handicap e rilascia un verbale. Tale documento riporta il giudizio della commissione, l'eventuale riconoscimento delle prestazioni economiche o sociali, e la data di inizio di tali benefici.

La confusione tra le due leggi e i relativi benefici è cresciuta a seguito dell'introduzione della pratica in cui i medici richiedono l'accertamento di invalidità e handicap attraverso un unico certificato. Sebbene ciò riduca notevolmente i tempi tecnici e burocratici, alleviando lo stress per il richiedente, c'è il rischio che, durante una singola visita, non si riesca a dimostrare adeguatamente di possedere i requisiti per il riconoscimento sia dell'invalidità civile che dell'handicap. Per ridurre questo rischio, si consiglia di preparare la documentazione come se le visite fossero distinte. Questo approccio permetterà di fornire alla commissione medica tutte le informazioni necessarie per soddisfare le condizioni sia per il riconoscimento dell'invalidità che per quello di portatore di handicap, garantendo così un accertamento preciso e veritiero del proprio stato di salute e delle sue implicazioni nella vita quotidiana e sociale.

Se non si riesce ad ottenere il trattamento

Qualora l'Inps avesse respinto la richiesta di riconoscimento per l'invalidità civile, o non avesse riconosciuto la condizione di portatori di handicap, o entrambe le situazioni, non è il caso di rinunciare. Una visita affrettata o una documentazione incompleta possono risultare cruciali per la decisione, ma è possibile presentare ricorso.

La tempestività è essenziale in questa circostanza, poiché il ricorso può essere presentato entro sei mesi dalla ricezione del responso. Potrebbe risultare utile affidarsi a un esperto che esamini attentamente la documentazione e presenti il ricorso nel minor tempo possibile.

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