"Soldi pure per i migranti usciti da Sprar". Altra accusa per la coop dei Soumahoro

Tra le testimonianze raccolte dagli inquirenti anche quelle di una ex dipendente che afferma come chi lasciava lo Sprar veniva conteggiato per mesi per ottenere il contributo previsto per l'ospite

"Soldi pure per i migranti usciti da Sprar". Altra accusa per la coop dei Soumahoro

Migranti che lasciano i centri di accoglienza ma vengono comunque conteggiati per ottenere i rimborsi dallo Stato oppure società definite satelliti sulle quali già si addensavano sospetti. C’è anche questo nelle carte delle indagini della procura di Latina sulle cooperative dei familiari dell’onorevole Soumahoro. E sono gli stessi dipendenti di Karibu e consorzio Aid a svelare dettagli agli inquirenti.

Gli ospiti che lasciavano la coop venivano comunque conteggiati

Dall’ordinanza che ha disposto le misure interdittive e i seuquestri preventivi per Marie Terese Mukamitsindo, Liliane Murekatete e Michel Rukundo emergono dettagli su come veniva gestito il sistema dell’accoglienza per i richiedenti asilo. Sembra infatti che i responsabili della cooperativa Karibu in più di una occasione non abbiano depennato dalle loro liste gli ospiti delle strutture Sprar che si allontanavano volontariamente per ricongiungersi alle loro famiglie, per continuare così a percepire anche per mesi il relativo contributo dallo Stato. È quanto ha dichiarato al pm di Latina una ex dipendente di una delle società satellite della coop Karibu. La ex dipendente lavorava per la Mukra ( una società satellite che non appare però nell'ordinanza del gip) che “era una coop che faceva capo sempre a Karibu, ovvero alla signora Maria Terese. Per quanto concerne la Jambo Africa invece all’inizio si occupava dell’accoglienza di minori non accompagnati a Roccagorga. Il riferimento era il figlio di Marie Therese, Richard”. Poi il punto chiave: “Succedeva che molti ospiti delle strutture Sprar si allontanavano dalle strutture per ricongiungersi a familiari o altro. Di questo i responsabili della coop Karibu venivano informati immediatamente ma non provvedevano a toglierli dalla lista tenendoli appesi per tre o quattro mesi continuando così a percepire il contributo previsto dal governo per l’ospite che si era allontanato e non aveva più diritto allo stesso”.

Le altre cooperative o società satellite della Karibu

Le varie persone ascoltate in questa prima fase di indagini da parte della procura di Latina e affidate alla guardia di finanza, hanno di fatto confermato alcuni sospetti da parte degli inquirenti e relativi al giro di società che ruotano attorno alla cooperativa Karibu. Altri ex dipendenti di Karibu e Jambo affermano che “queste società svolgono attività tutte nello stesso ambito e comunque erano tutte cooperative satelliti di Karibu nel senso che i punti di riferimento erano sempre i responsabili di Karibu”. Nell’ordinanza il gip Giuseppe Molfese scrive che “entrambe le testimoni precisano che la Mukra come la Jambo sono cooperative satelliti della Karibu e che i punti di riferimento erano sempre i responsabili della Karibu e in particolare la signora Maria Terese Mukamitsindo”. Elementi che l’accusa ritiene fondamentali per suffragare la propria tesi.

Infatti, secondo il sostituto procuratore Andrea D'Angeli, gli indagati avrebbero evaso per anni le imposte sui redditi e sul valore aggiunto, inserendo nelle dichiarazioni dal 2015 al 2019 elementi passivi fittizi e costi inesistenti. Lo avrebbero fatto utilizzando fatture relative a operazioni inesistenti emesse da Aid e dall'associazione di promozione sociale Jambo Africa, che come affermano i testimoni erano sempre riconducibili a Karibu.

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