I punti chiave
Hanno un che di cinematografico le scene che si sono svolte nella serata di ieri, martedì 14 marzo, fuori dalla residenza di Imran Khan, l’ex primo ministro del Pakistan. I supporter del suo partito (Movimento per la Giustizia del Pakistan) si sono schierati intorno alla sua villa di Lahore, nell’est del Paese, e per ore si sono scontrati contro la polizia giunta per arrestarlo.
La passione con cui centinaia di elettori lo stanno difendendo da ormai 20 ore si è tramutata in violenza: gli scontri hanno causato finora un totale di 69 feriti, 34 dei quali sono agenti di polizia. Quella riportata dall'ispettore generale della provincia del Punjab ai microfoni della stampa nazionale è una situazione drammatica, in cui i supporter tengono sotto assedio tutte le vie d'accesso alla residenza dell'ex premier all'interno del Zaman Park con sassaiole e molotov che danneggiano i veicoli della polizia, agenti pestati con bastoni e spranghe, e i cannoni d'acqua con cui ieri i militari avevano provato a disperdere i manifestanti dati alle fiamme. Di nuovo stamattina le forze di polizia hanno provato a fare irruzione nella residenza di Khan per arrestarlo per la mancata apparizione alle udienze di diversi processi a suo carico (più di 70 in totale) a sua detta "tutti pretestuosi" e finalizzati a impedire la sua candidatura alle elezioni. I suoi sostenitori sono fortemente convinti che l'arresto sia di natura politica, e per questo sono determinati ad impedirlo.
Chi è Imran Khan
Imran Khan, ex campione di cricket che ha portato la nazionale pakistana a vincere la coppa del mondo nel 1992, ha sempre esercitato un grande fascino specialmente sui giovani della classe media urbana con il suo stile di vita elegante e mondano. Dopo il suo battesimo politico del 2011, il leader del partito Pti ha utilizzato una retorica fortemente critica del sistema dinastico pakistano e incentrata sulla lotta contro la corruzione della classe politica per allargare il proprio seguito.
Questa linea gli ha guadagnato la maggioranza in parlamento nelle elezioni generali del 2018. Il mandato da primo ministro di Khan si è concluso prematuramente nell'aprile 2022, quando un voto di sfiducia – che dimostrava in realtà la fine del sostegno dell'esercito – l'ha estromesso dal potere. Da quel momento, Khan ha guidato una seguitissima opposizione popolare contro l’attuale governo di Shebaz Sharif, accusato di essere colluso con i militari e prostrato a influenze estere.
Lo scorso novembre, il leader pakistano è stato vittima di un attentato durante un comizio politico che gli è costato tre proiettili in una gamba e l'ha costretto in casa per i 4 mesi in cui si è detto impossibilitato a presentarsi davanti alla corte. In un'intervista ad Al Jazeera in cui ha accusato pubblicamente il governo di tentare di eliminarlo o perlomeno precludergli la candidatura, ha aggiunto che alcune udienze sono appositamente programmate sovrapposte per poterlo accusare di assenza, e che nelle occasioni in cui ha di fatto presenziato nelle aule di tribunale (l'ultima volta la settimana scorsa nella capitale Islamabad) ha notato la totale mancanza di misure di sicurezza che lo tutelassero da altri attacchi. "La mia vita è in pericolo perché le persone che vogliono assassinarmi sono le stesse che sono al potere" aveva detto all'intervistatore lo scorso 8 marzo.
L'opposizione all'arresto
Al culmine degli scontri a Zaman Park di ieri sera, Khan ha trasmesso un videomessaggio dall'interno della sua abitazione, esortando i sostenitori della democrazia pakistana a non smettere mai di lottare per la libertà e lo stato di diritto. "La polizia è fuori ad aspettarmi. Credono che se Imran Khan verrà messo in prigione, questa nazione si addormenterà. Sta a voi ora dimostrare che si sbagliano". Ha poi concluso il messaggio con parole che alludono ad un vero timore per la sua vita: "Se mi accade qualcosa, se vengo imprigionato o ucciso, dovrete mostrare che potete continuare questa lotta anche senza di me. Non accettate mai la tirannia di questi ladri!".
In un tweet delle prime ore di oggi, l'ex premier ha postato delle immagini dei sostenitori fuori dalla sua casa che mostrano dei bossoli di proiettile, segni di quello che nella notte si è trasformato in un vero e proprio assalto da parte della polizia.
Dai gas lacrimogeni e i cannoni d'acqua infatti gli agenti sono passati ai proiettili veri e propri. Secondo Khan questo dimostrerebbe che quella dell'arresto era chiaramente una motivazione pretestuosa, mentre il reale intento è di sequestrarlo e assassinarlo.
واضح طور پر”گرفتاری“ کا دعویٰ محض ایک ڈرامہ تھاجبکہ اصل نیت اغواء اور قتل کی ہے۔آنسو گیس اور آبی توپوں کےبعد اب یہ سیدھی فائرنگ پر اتر آئےہیں۔کل شام میں نےضمانتی بانڈ بھی مہیا کیا مگر DIGنے وصول تک کرنے سےانکار کردیا۔انکی بدنیتی اور ناپاک عزائم میں کسی قسم کا ابہام باقی نہیں۔ pic.twitter.com/XZPpvI6d8h
— Imran Khan (@ImranKhanPTI) March 15, 2023
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