L'atomica iraniana? Un rischio per l'Italia

Il fatto che l'Iran cerchi di dotarsi di armi nucleari non ha a che fare con il potenziamento delle sue capacità difensive. È il tentativo di rafforzare un'ideologia pericolosa che minaccia la stabilità in regioni vitali per gli interessi italiani ed europei

L'atomica iraniana? Un rischio per l'Italia

In qualità di ex Segretario di Stato americano e Direttore della Cia, ho studiato a fondo il comportamento e le intenzioni del regime iraniano. L'intelligence è chiara e la conclusione inevitabile: un Iran armato di armi nucleari rappresenterebbe una minaccia esistenziale non solo per gli alleati degli Stati Uniti nel Mediterraneo, ma per l'intera (...)

(...) sicurezza europea e globale così come la conosciamo.

Il fatto che l'Iran cerchi di dotarsi di armi nucleari non ha a che fare con il potenziamento delle sue capacità difensive. È il tentativo di rafforzare un'ideologia pericolosa che minaccia la stabilità in regioni vitali per gli interessi italiani ed europei. Il regime di Teheran considera le armi nucleari come strumenti di proiezione di potenza e coercizione per raggiungere i suoi obiettivi rivoluzionari, il che avrebbe un impatto diretto sulla sicurezza del Mediterraneo e sui flussi migratori che interessano le coste italiane.

Durante il mio mandato nell'amministrazione Trump, abbiamo perseguito una politica di massima pressione proprio perché il Presidente capiva la posta in gioco. Il precedente accordo nucleare (Jcpoa) non è riuscito ad affrontare il problema fondamentale ha semplicemente ritardato le ambizioni nucleari degli ayatollah, fornendo al contempo un immediato sollievo finanziario che ha alimentato i suoi alleati terroristici in regioni di importanza strategica per l'Italia e l'Ue. Il nostro approccio ha messo sotto pressione l'economia iraniana, isolato la sua leadership e ridotto la sua capacità di finanziare attività destabilizzanti attraverso organizzazioni terroristiche che minacciano la stabilità del Mediterraneo e la sicurezza energetica europea.

Le prove delle vere intenzioni dell'Iran sono chiare e numerose. Nonostante le affermazioni di Teheran, che parlano di ambizioni nucleari pacifiche, perché l'Iran ha nascosto strutture, ristretto l'accesso agli ispettori, sviluppato missili in grado di raggiungere Roma e Milano e continuato l'arricchimento di uranio ben oltre qualsiasi obiettivo civile? La risposta è evidente.

Un Iran dotato di armi nucleari innescherebbe un'immediata corsa agli armamenti in tutto il Medio Oriente e il Mediterraneo. Israele, Arabia Saudita, Turchia ed Egitto si sentirebbero costretti a sviluppare i propri arsenali nucleari, trasformando una regione cruciale per il commercio italiano e le forniture energetiche in una polveriera nucleare.

I soli rischi di proliferazione dovrebbero preoccupare ogni cittadino europeo. Ma il pericolo va oltre l'eventualità di un vero e proprio attacco nucleare. Un deterrente atomico iraniano creerebbe un ombrello protettivo per i suoi «proxy», incoraggiandoli a intraprendere azioni più aggressive che potrebbero innescare flussi di rifugiati verso le coste italiane e interrompere le vitali rotte marittime del Mediterraneo da cui dipende il commercio italiano.

La minaccia alla sicurezza europea sarebbe immediata. Lo sviluppo da parte dell'Iran di missili balistici avanzati in grado di raggiungere Venezia, Napoli e, infine, tutta l'Europa, con l'eventuale disponibilità di testate nucleari, altererebbe radicalmente la postura strategica della Nato e renderebbe necessarie costose misure difensive da Roma a Bruxelles.

La via da seguire richiede chiarezza e decisione da entrambe le sponde dell'Atlantico. In primo luogo, l'Europa deve mantenere e rafforzare la pressione economica in parallelo agli sforzi americani. In secondo luogo, l'alleanza transatlantica deve ripristinare una deterrenza militare credibile. L'Iran deve capire che la solidarietà della Nato su questo tema rimane forte. In terzo luogo, dobbiamo rafforzare le nostre partnership con gli alleati del Mediterraneo che si trovano in prima linea contro le operazioni di influenza iraniana.

La diplomazia ha il suo ruolo, ma solo se sostenuta dalla forza. Qualsiasi negoziato deve garantire restrizioni permanenti sul programma nucleare di Teheran, affrontare lo sviluppo dei suoi missili e frenare le sue azioni aggressive a livello regionale, che hanno un impatto diretto sugli interessi di sicurezza italiani ed europei.

I critici sosterranno che confrontarsi con l'Iran aumenta il rischio di un conflitto. Ma l'Europa, che ha una profonda comprensione storica di cosa significa l'appeasement nei confronti di regimi aggressivi, sa che l'accomodamento non fa che garantire conflitti più gravi in un secondo tempo. Il regime iraniano comprende solo la forza e le sue conseguenze.

Si potrà dire che l'Europa, con la sua dipendenza energetica e i suoi interessi commerciali, non può permettersi uno scontro. Io rispondo che l'Italia e l'Europa non possono permettersi una corsa agli armamenti nucleari nella regione mediterranea, l'interruzione di vitali rotte marittime o ondate di instabilità che inevitabilmente raggiungerebbero le coste europee.

La posta in gioco non potrebbe essere per tutti più alta. Un Iran armato di armi nucleari rappresenterebbe la minaccia più significativa alla pace e alla stabilità europea dalla Guerra Fredda. Prevenire questo risultato deve rimanere tra le nostre massime priorità di sicurezza transatlantica.

Per il bene del nostro futuro condiviso e della civiltà mediterranea che entrambe le nostre nazioni amano, dobbiamo garantire che le armi più pericolose non cadano nelle mani degli ideologi più temibili. Il momento di agire risolutamente per la solidarietà transatlantica è ora, prima che sia troppo tardi.

Mike Pompeo

Ex Segretario di Stato Usa

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