Si difende da una violenza, ma uccide l'aggressore con un "colpo di jujitsu"

La ragazza si è difesa dallo stupro utilizzando una tecnica di soffocamento potenzialmente letale

Si difende da una violenza, ma uccide l'aggressore con un "colpo di jujitsu"

Nella notte tra sabato e domenica scorsi, una 20enne brasiliana è stata vittima di un tentativo di violenza sessuale, ad opera di un 23enne. Tuttavia, la ragazza si è difesa dando sfoggio della propria padronanza delle arti marziali, ma ha alla fine ucciso il malvivente proprio mediante uno di quei colpi, mediante una "mossa di jujitsu". L'episodio di cronaca si è verificato a Vila Perus, distretto nordoccidentale della città di San Paolo.

Secondo quanto ricostruito dalle testate locali, la vittima quella notte stava tornando a casa da una festa, accompagnata da un'amica. Il 23enne le avrebbe quindi seguite, avvicinandosi sempre più alle due. L'uomo avrebbe allora aggredito le malcapitate, facendo scappare l'amica della 20enne e afferrando quest'ultima, per poi trascinarla fino a un parco situato nelle vicinanze.

A quel punto, la vittima, per sfuggire alla violenza sessuale, avrebbe fatto ricorso ad alcune mosse di autodifesa, tipiche della disciplina denominata "jujitsu brasiliano". In meno di un minuto, la 20enne è riuscita a mettere ko lo stupratore, eseguendo su di lui uno strangolamento che, alla fine, gli ha fatto perdere i sensi. Appena lo stupratore è finito a terra svenuto, la stessa vittima, e anche alcuni passanti presenti nei dintorni del parco, hanno immediatamente allertato i soccorsi, ma l'uomo era già morto.

La tecnica di autodifesa utilizzata dalla donna consiste nello stringere il proprio braccio intorno al collo dell'avversario e nel ridurre così l'afflusso di sangue al cervello di quest'ultimo, causandogli uno stato di progressiva sonnolenza, che può degenerare, se la stretta non cessa, in decesso. Per via della loro potenziale mortalità, le arti marziali sono considerate dalla legge brasiliana come ''armi bianche'' e, di conseguenza, un loro impiego improprio può determinare un'incriminazione.

Questa sorte è toccata infatti alla 20enne, che rischia proprio un rinvio a giudizio per omicidio,

accusata di avere "soffocato per uccidere". Lei si trova attualmente in ospedale per degli accertamenti e, per il momento, la polizia locale non ha voluto rilasciare dettagli sulle indagini a carico della donna.

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