Sta scatenando diverse e forti reazioni il covegno tenutosi ieri, lunedì 27 luglio, presso la biblioteca del Senato a Piazza della Minerva: all'incontro organizzato da Vittorio Sgarbi e del senatore leghista Armando Siri hanno partecipato medici, scienziati, esperti e ricercatori che hanno avuto l'occasione di esprimere le loro testimonianze e argomentazioni a favore della tesi secondo cui ormai il Coronavirus in Italia non esiste più. Il critico d'arte ha definito tale appuntamento molto importante poiché dovrebbe portare all'elaborazione di un manifesto della verità. Nel mirino delle polemiche è finito anche Alberto Zangrillo, accusato di essere un negazionista e di aver offeso le vittime provocate dal Covid-19 e i parenti dei defunti.
Il prorettore dell'università Vita-Salute San Raffaele di Milano, contattato dall'Adnkronos, ha usato parole durissime per replicare alle critiche nei suoi confronti: "Gli autori delle accuse sono persone in malafede, che si espongono al rischio di querela per diffamazione". E lo afferma convintamente, poiché dice di aver visto personalmente ognuno dei circa 1.200 malati curati al San Raffaele, di aver lavorato "notte e giorno" fino al 18 aprile nelle 5 rianimazioni dell'ospedale e di aver trasportato in prima persona malati gravissimi nel suo reparto: "Il medico cura, dice la verità, si preoccupa responsabilmente, infonde coraggio e, se sostenuto dalle evidenze, esprime fiducia e ottimismo". Pertanto ritiene di avere una visione completa della situazione sanitaria, che impone di dare risposte anche alle patologie che non si prevengono con la mascherina e con il lavaggio frequente delle mani: "Chi continua a scuotere la testa e allargare le braccia di fronte alle evidenze ha evidentemente altri interessi e farà presto una pessima figura".
"No al pensiero unico"
A dar fastidio sono state pure alcune dichiarazioni rilasciate dall'infettivologo Massimo Galli, che si è detto stupito per il "messaggio inadeguato" che è stato lanciato "con elementi di evidente pericolosità". Secca la risposta di Massimo Clementi, che non ha usato giri di parole per difendersi dalla tesi pronunciata dal collega: "Su che base ha titolo per dire chi può esprimere opinioni di tipo scientifico? C’è chi sta pensando ad un’azione legale".
Oltre a Zangrillo, a esprimere la propria amarezza è stato Matteo Bassetti che non si aspettava accuse di questo genere per aver semplicemente raccontato in pochi minuti la sua esperienza nell'ambito dell'emergenza Coronavirus: "Sono schifato dalla macchina del fango. Sono un professore universitario, faccio ricerca e non ci sto a farmi dare del negazionista da colleghi che, piuttosto, farebbero bene a leggere i miei lavori su questa malattia. È negazionista, piuttosto, chi nega il lavoro altrui".
Il direttore del reparto Malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova si domanda se nella scienza debba prevalere un pensiero unico: "Non mi piace un Paese così. La medicina ha bisogno di pluralità e fermento di idee".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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