E davanti al suo popolo striglia i partiti che non sanno mantenere le promesse

Dialogo con la gente comune che fa domande su tutto, dall'amore alla crisi economica. A Bresso 350mila fedeli

E davanti al suo popolo striglia i partiti che non sanno mantenere le promesse

Milano - Sorride il Papa, è sera, la giornata è stata lunga, ma all’aeroporto di Bresso lo aspettano 350mila persone. Senza fogli, in diretta tv, Benedetto XVI risponde alle domande di alcune famiglie e il Papa teologo diventa un curato di campagna che ascolta, consola, consiglia. Nell’happening di musicisti e attori, gli si spalanca la vita quotidiana della gente: i fidanzati africani «attratti e spaventati» dal «per sempre» del matrimonio, la famiglia greca prigioniera di una crisi «in cui si perde la fiducia e tutti camminano a testa bassa», gli psicoterapeuti brasiliani alle prese con i drammi di separazioni e divorzi, i terremotati che in silenzio aspettano una parola di aiuto. Ma anche la bimba vietnamita che chiede com’era la sua vita da piccolo.
Benedetto XVI sa dire verità profonde in modo elementare. Di quand’era bambino ricorda le passeggiate nei boschi, i pranzi della domenica, una festa che cominciava il sabato «quando nostro padre a casa ci leggeva le letture della messa», e la musica. «Cantavamo spesso, mio padre suonava la cetra e mio fratello è un grande musicista». E poi Schubert, Haydn, Mozart: «Quando cominciava il Kyrie era come se si aprisse il cielo». Erano gli anni del nazismo, della guerra, della povertà, eppure «tutto si poteva superare con la vicinanza di Dio e con la scoperta che è buono essere uomo». Al punto che «penso che il paradiso sia simile alla mia gioventù, e spero di tornare a casa andando verso l’altra parte del mondo».
Ai fidanzati Ratzinger ricorda che «nel matrimonio la Chiesa non domanda se siete innamorati, ma se siete decisi: l’amore si deve unire alla ragione e alla volontà, così che tutto l’uomo dica sì» perché «innamorarsi è bello ma non è sempre perpetuo». Il Papa invita la Chiesa e le parrocchie a essere vicine alle famiglie, a un sostegno reale, addirittura a «gemellaggi» tra nuclei di diversi Paesi, perché da soli è impossibile reggere. La debolezza del matrimonio è fiaccata dalla crisi. «Le parole sono insufficienti e tutti soffriamo delle nostre incapacità» dice Benedetto XVI riguardo alla situazione della Grecia. Ma nella crisi economica il suo primo pensiero va alla politica: «I partiti non devono promettere ciò che non possono realizzare, non cerchino solo voti per sé ma siano responsabili del bene di tutti».
Una coppia americana con sei figli gli chiede come conciliare i tempi del lavoro con quelli della famiglia. «Ci sono imprese che concedono qualche extra, per esempio per i compleanni dei figli - risponde il Papa - un po’ di libertà rafforza l’amore per il lavoro». La domenica è quindi un «giorno per l’uomo» oltre che per Dio, e gli imprenditori dovrebbero rispettarla. Ancora una volta, il Papa non impone le verità di fede ma le spiega con la disarmante ragionevolezza dell’esperienza. Ci vuole anche un po’ di creatività, aggiunge: «Trovare ogni giorno qualche elemento di gioia o anche una rinuncia per il grande bene che è la famiglia».
I divorzi. «Una grande sofferenza per la Chiesa di oggi per la quale non abbiamo ricette». Colpisce un Papa che ammette: «Non abbiamo ricette».

Ma «essi sono pienamente nella Chiesa. A loro diciamo che la Chiesa li ama, devono vederlo e sentire questa vicinanza, sono nel cuore della Chiesa, non fuori, anche se non possono ricevere i sacramenti. La loro sofferenza è un dono, non solo un tormento».

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