Nel Veneto, locomotiva d'Italia, c’è una grossa azienda in crisi che ha deciso di chiudere i battenti e delocalizzare. È la tedesca Knorr, dal 2000 di proprietà di Unilever, che proprio per decisione della multinazionale si vede trasferire la produzione dal Veneto al Portogallo, dove il costo del lavoro è inferiore. A farne le spese 76 dipendenti, tutti licenziati. Il motivo? I dadi per il brodo Knorr non tirano più come una volta. Il prodotto di punta del marchio era realizzato da 54 anni in quel di Sanguinetto, in provincia di Verona, dove lavoravano 161 addetti.
Sciopero immediato dei sindacati e protesta anche di Coldiretti, per bocca del suo responsabile economico Lorenzo Bazzano: "È chiaro che prima o poi una multinazionale straniera che ha acquistati una fabbrica italiana prima o poi troverà il modo di delocalizzare all' estero, soprattutto nel campo del cibo".
Gianfranco Chimirri, direttore comunicazione di Unilever Italia, ha parlato a Il Sole 24 Ore, spiegando le "rilevanti difficoltà riscontrate a livello europeo e italiano nel settore dei dadi da brodo tradizionali, che hanno portato ad una diminuzione del fatturato di più del 10% in due anni, e dall' esigenza di rispondere alle mutate esigenze del mercato". Mercato, quello italiano, che ormai preferisce piatti pronti e bio.
Pietro Pellegrini, segretario nazionale Uila (Unione italiana dei lavoratori agroalimentari) protesta veementemente: "La decisione di Unilever di attivare la mobilità per 76 lavoratori dello stabilimento veronese di Sanguinetto per andare a produrre in Portogallo ci amareggia, perché ancora una volta perdiamo non solo occupazione, ma anche professionalità La scelta di delocalizzare la divisione
food, e in particolare la produzione del dado dove il costo del lavoro è più basso è l'ennesimo caso di scelte prese lontano dai contesti territoriali, che incidono negativamente sul nostro saper fare le produzioni".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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