Popolari, Serra a rapporto dalla Consob

La Consob di Giuseppe Vegas fa il terzo grado a Davide Serra, il papà del fondo Algebris, sugli strappi in Borsa messi a segno delle banche popolari. Il finanziere «leopoldino» è stato ascoltato nell'ambito dell'indagine sul possibile abuso di informazioni privilegiate prima che il governo Renzi varasse la riforma, che per decreto obbliga le cooperative a trasformarsi in società per azioni. Oggi è atteso il via libera della Camera. Tra i titoli che più hanno corso c'è Etruria, ora commissariata ma di cui era vicepresidente il papà del ministro Boschi. «Siamo solo contenti che le autorità controllino tutto in maniera veloce e corretta», ha detto Serra dopo l'incontro in Consob.

Nel settore delle mutue si continuano intanto a studiare le possibili aggregazioni. A spuntare è in particolare l'idea di creare un nuovo «tridente» del credito nazionale, aggregando le tre cooperative non quotate in Piazza Affari: Popolare Vicenza, Veneto Banca e Popolare Bari. Insomma, dopo la «disponibilità al dialogo» di cui si sono fatti reciproco dono i presidenti Gianni Zonin e Francesco Favotto, alcuni pensano che la tentazione sia estendere l'«invito» al gruppo di Marco Jacobini, che peraltro ha da poco risolto un problema al governatore Ignazio Visco salvando Tercas. L' affaire Vicenza-Montebelluna è già sponsorizzato dalla Vigilanza e Zonin sta scegliendo un advisor per valutare le opzioni strategiche. Solo unendo anche Bari ci sarebbe però quella «polarizzazione» del settore chiesta da Renzi.

Nascerebbe infatti un gruppo prossimo a 1.700 filiali (700 circa Vicenza, 600 Veneto Banca e 400 Bari), più o meno quelle di cui dispongono le due big Ubi e Banco Popolare. Limitate, almeno sulla carta, le sovrapposizioni territoriali tranne il trevigiano-vicentino e alcune aree del Meridione. Viste le gelosie di campanile, scrivere la governance non è semplice ma lo stesso Zonin potrebbe fare un passo indietro verso una costituenda Fondazione-holding. Rispetto agli incastri con le coop quotate, il concambio dovrebbe essere meno indigesto per i soci: Veneto Banca e Vicenza «autoderminano» il valore delle azioni, sulla base di un multiplo 1,2-1,3 volte il patrimonio netto, contro lo 0,7-0,8 che riconosce la Borsa.

Ecco perché Bper, malgrado le prese di distanza, continua a ragionare su una fusione con la Bpm di Giuseppe Castagna, da tempo nelle mire anche del Banco Popolare di Pier Francesco Saviotti. Questa mattina, infine, vedrà la luce (tra molti mal di pancia) l'autoriforma delle Bcc.

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