A quasi due anni dallo scoppio del conflitto ucraino, le sorti della guerra sembrano pendere in favore della Russia, nonostante in questo ampio lasso temporale esse abbiano mostrato di avere un andamento altalenante. Nelle primissime fasi dell'invasione, orientativamente nei primi 15 giorni di guerra, la quasi totalità di analisti ed esperti militari, anche governativi, davano Kiev per spacciata, ma essa ha saputo mostrare una celere capacità di adattamento al “modo di fare la guerra” dei russi, anche perché l'Ucraina è stata supportata attivamente dall'intelligence di Stati Uniti e Regno Unito e, sostanzialmente, conosceva bene il suo nemico, avendolo combattuto – se pur in modo diverso per via della stessa natura del contrasto che si era sviluppato – sin dal 2014.
Solo dopo che Kiev ha mostrato la capacità di resistere, infatti, gli Stati Uniti hanno intrapreso una seria campagna di sostegno militare all'Ucraina, che le ha permesso non solo di fermare gli invasori, ma anche di imbastire due distinti azioni militari di ampio respiro che nel periodo che va da agosto a settembre del 2022 hanno permesso di liberare un'ampia fetta di territorio occupato: la quasi totalità dell'oblast di Kharkiv e la parte di quello di Kherson posta a occidente del fiume Dnepr, sebbene si debba considerare che quest'ultima regione sia stata deliberatamente abbandonata dai russi per ripiegare su posizioni meglio difendibili sulla riva sinistra di quell'importante corso d'acqua.
La seconda controffensiva, invece, può tranquillamente considerarsi fallimentare avendo mancato i suoi obiettivi strategici (il logoramento dell'avversario) e tattici (il taglio dell'istmo di territorio occupato che va dalla Federazione russa alla Crimea). Questo fallimento è da ascriversi, per sommi capi, a due fattori: la scelta di avviare operazioni enemy oriented invece di terrain oriented dello Stato maggiore ucraino, e la capacità russa di adattamento alle nuove condizioni del teatro bellico.
Abbiamo già avuto modo di eviscerare tutti i limiti che riguardano il primo fattore, pertanto vale la pena approfondire il secondo, considerando anche il nuovo contesto politico generale determinatosi proprio dal mancato raggiungimento degli obiettivi ucraini e dal clima pre-elettorale statunitense che non giova alla richiesta di Kiev di un maggiore impegno da parte di Washington.
L'esercito russo, indubbiamente, ha mostrato diverse e pesanti lacune durante tutta la “operazione militare speciale”: logistica, Ew (Electronic Warfare), operazioni aeree, tattiche di combattimento terrestre, C2 (comando, controllo), livello di addestramento del personale, sono stati i più grandi “talloni d'Achille” dell'orso russo.
L'esercito invasore ha però saputo adattarsi e, imparando dai propri errori, dare del filo da torcere agli ucraini: la linea Surovikin può essere considerata un esempio di tale adattamento segnando il passaggio da un esercito pensato e plasmato per la guerra in profondità a uno adatto al conflitto d'arresto. L'idea è stata vincente, altrimenti le truppe ucraine sarebbero arrivate al Mare d'Azov spezzando in due il fronte meridionale e così determinando la perdita dell'unico risultato strategico ottenuto da Mosca con questa guerra.
Questa capacità di adattarsi è ben visibile anche nell'Ew, che lacunoso e poco efficace all'inizio del conflitto, è diventato l'arma più efficace che ha Mosca per neutralizzare gli attacchi missilistici o con droni portati dall'Ucraina. Anche la logistica è stata ripensata, evitando concentramenti di mezzi e rifornimenti troppo a ridosso della portata dei sistemi a lungo raggio ucraini e diventando più agile, se pur con tutte le limitazioni dettate da un parco mezzi (non all'altezza) costretto a muoversi su vie di comunicazione predefinite. Va detto che questo è stato possibile solo perché l'esercito ucraino non può colpire pesantemente e con efficacia i veri centri logistici principali, ovvero quelli situati ben al di dentro della Federazione.
Più in generale una grande differenza tra Russia e Ucraina che si è andata palesando durante questi due anni è che Kiev ha una cultura militare innovativa e dal basso verso l’alto che le consente di introdurre rapidamente nuove tecnologie e tattiche sul campo di battaglia, ma può avere difficoltà a garantire le lezioni apprese siano sistematizzate e diffuse in tutte le forze armate, mentre Mosca è più lenta nell’imparare dai propri fallimenti a causa di una filosofia di comando più centralizzata di stampo sovietico, ma quando lo fa è in grado di sistematizzarlo in ambito militare e attraverso la sua grande industria della difesa.
Questo significa che se l'Ucraina ha mostrato di essere più adattiva in ambito tattico, nel breve periodo, non è in grado di farlo in senso strategico, nel lungo periodo, al contrario della Russia che proprio grazie alle sue risorse – anche industriali – ha saputo cambiare paradigma nel modo di condurre le operazioni. Un esempio calzante è dato dai “droni”: l'Ucraina ha dimostrato una fervente industria in tal senso da subito, ma è la Russia che, se pur con notevole ritardo, è stata capace di inondare il fronte con piccoli droni commerciali che sono stati “militarizzati” artigianalmente, sia con l'aiuto esterno (Cina e Iran) sia grazie alla nascita di piccole imprese costruttrici e scuole in cui se ne insegna l'utilizzo.
Quindi quanto più a lungo durerà questa guerra, tanto meglio la Russia imparerà, si adatterà e costruirà una forza combattente più efficace e moderna.
Lentamente, ma inesorabilmente, Mosca assorbirà nuove idee dal campo di battaglia e riorganizzerà le sue tattiche di conseguenza, per cui se questo vantaggio adattivo russo persisterà senza un’adeguata risposta occidentale, il peggio che potrà accadere in questa guerra non è lo stallo, ma la sconfitta dell'Ucraina.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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