Spatuzza, da eroe dei Pm a martire della sinistra

Si passa dal genere «il Padrino» con le rivelazioni-fuffa del pentito o di Ciancimino junior, alle venature porno-soft tipo commedia scollacciata delle D’Addario. Così gli alfieri dell’anti berlusconismo cercano di risorgere. Invano

Lo dice persino lui: ho fatto dichiarazioni a rate. E quindi? Niente, ovviamente, non basta neppure questo per sedare gli animi, anche se la legge sembra chiara, e se nel negare il programma di protezione al boss mafioso pentito Gaspare Spatuzza la commissione del Viminale sembra essersi mossa semplicemente dentro i binari della norma che regola la collaborazione dei pentiti. Norma che prevede, per evitare appunto «dichiarazioni a rate», che le rivelazioni di fatti gravi e quindi difficilmente dimenticabili debbano avvenire - per essere credibili - entro i primi 180 giorni, termine ampiamente sforato da Spatuzza, il pentito su cui l’opposizione (e non solo quella) aveva scommesso pur di veder crollare l’odiato Cav, ma che poi si è rivelato un formidabile autogoleador. È stato proprio lui, ’U Tignusu, a raccontare di aver deliberatamente mantenuto il silenzio su «queste cose riguardanti Berlusconi perché intendevo prima di tutto che venisse riconosciuta la mia attendibilità su altri argomenti, sia per non essere sospettato di speculazione su questo nome, nella fase iniziale della mia collaborazione». Dunque una confessione bella e buona, che convalida la decisione del Viminale (e i dubbi degli stessi Pm di Palermo), anche se il Pd parla di «ritorsione gravissima», l’Idv - col consueto fair play - chiede se Dell’Utri e Berlusconi abbiano forse paura, e Saviano (scrittore mondadoriano assurto a padre della patria) dice che «equivale a ricattarlo». In fin dei conti si tratta di un’altra, l’ennesima pallottola spuntata per i promotori del fango affossa-governi. Una delle tante partite che hanno l’aria di finire male, con cui l’opposizione sembra aver abdicato al proprio ruolo per consegnarlo a comprimari di vario genere, spesso dalle credenziali piuttosto debolucce.
Non solo killer pentiti, ma anche figli logorroici di sindaci mafiosi, mignotte ricattatrici, fantomatiche massaggiatrici da Salaria village, scrittori civili, protezioni civili, mogli indignate, soubrette scollate, martiri e protomartiri televisivi, severe agenzie internazionali che invariabilmente: lanciano allarmi, bocciano l’Italia, emettono moniti, prevedono sciagure etc..., avanti tutta, avanti il prossimo, tanto tutto fa brodo, e i polli non mancano. Il Pd, pronto per Chi l’ha visto, aveva messo in piedi un governo ombra. Naufragato anche quello, si è ridotto a opposizione ombra. Si brancola nel buio e nella latitanza di idee non rimane che appoggiarsi al Circo barnum dei Nuovi scandali nazionali, alla premiata ditta «Sputtanamento e F.gli», al filone semiserio di bombe e bombette alla Maurizio Mosca, di norma così articolato: epifania dello sputtanamento su prima pagina di quotidiano, conseguente inchiesta-tormentone (con possibilità di dieci domande in allegato e/o richiesta di dimissioni o in alternativa appello al Colle), lento ma inesorabile ammosciamento dello scoop, tragico scadimento in bufala. Il bello della serie, però, è che è varia. Si passa dal genere il Padrino con le rivelazioni fuffa degli Spatuzza o dei Ciancimino jr, alle venature porno-soft o tipo commedia scollacciata delle D’Addario e compagnia di escort baresi, al filone teen, qualcosa tra Il tempo delle mele e le storielle pruriginose da college americano (ma in versione campana, vedasi Noemi e feste di compleanno), al genere «giornalismo e Potere censore», tipo Tutti gli uomini del presidente, starring Michele Santoro, Marco Travaglio, Sandro Ruotolo, il cdr del Tg1, Vauro, Guzzanti e Luttazzi, e due bionde, Borromeo e Busi. Poi c’è il settore «impegno civile», e lì si può contare sugli altolà (tradotti in 28 lingue) di Saviano o di Umberto Eco, sempre sul piede di emigrare in Francia ma sempre stabile in Italia.

Male che vada, c’è sempre una Freedom House che classifica l’Italia dietro il Gabon e la Papua Nuova Guinea per libertà di stampa, una Action aid che bacchetta Berlusconi per gli aiuti all’Africa, un Osce, un Amnesty o qualche Reporter sans frontières che boccia l’Italia. Male che vada, qualche mafioso o una escort che prenda in mano le sorti dell’opposizione si rimedia. Male che vada, e in effetti di solito va male per davvero.

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