Se gli alberi millenari potessero parlare, ci racconterebbero la loro lunga storia regalandoci anche un piccolo tassello della nostra. Narrerebbero dell’avvicendarsi delle stagioni, di notti gelide e pomeriggi di canicola. Descriverebbero gli eventi atmosferici che si sono abbattuti sulle loro chiome e i secoli, a volte i millenni trascorsi sotto lo stesso cielo, immobili e stoici, fieri ed imperturbabili. E l’affascinante notizia è che sì, le piante possono comunicare con l’umanità e raccontare i loro segreti.
Le loro memorie sono iscritte nel tronco, più precisamente negli anelli di accrescimento che svelano innanzi tutto la loro età anagrafica ma che custodiscono altre preziose informazioni, tutte da decifrare e tradurre in dati. Per le quali serve un interprete, un esperto in dendrocronologia, la scienza che studia il tempo( chronos) mediante gli alberi (dendron). Fu l’astronomo americano Andrew Douglass, agli inizi del Novecento, a scoprire che in ogni anello presente nel tronco di un albero si può leggere l’andamento climatico delle stagioni. E fu lui postulare che queste informazioni potessero essere usate per dare una datazione certa agli eventi ambientali.
In base al ciclo vegetativo tipico dei climi temperati e boreali, i cerchi nei tronchi si formano una volta all’anno, in primavera, e si sviluppano fino all’autunno, prima di entrare in un letargo che segna l’arrivo dell’inverno. Un “compleanno” che, in condizioni climatiche normali, disegna un nuovo anello di accrescimento di colore chiaro, dalle ampie dimensioni, formato da cellule grandi che vanno restringendosi e scurendosi fino a diventare quasi nere nella stagione morta e sono pronte a rinascere alla successiva primavera.
Uno scostamento dal normale sviluppo di un anello con queste caratteristiche rivela una condizione climatica anomala. Mentre le stagioni particolarmente piovose sono testimoniate da anelli di maggiore spessore. l’estrema siccità si riconosce in una mancata crescita del cerchio. Ce lo dice la dendocronlogia che il 1816, per esempio, fu un anno senza estate secondo gli ultimi risultati messi a punto dagli studiosi della Harvard Forest ( un dipartimento della facoltà di Arti e Scienze dell’omonima Università ) che hanno studiato una antica foresta della Pennsylvania.
Una massiccia eruzione vulcanica avvenuta in Indonesia avrebbe determinato condizioni di freddo e temperature anomale tali da bloccare la crescita vegetativa degli alberi in Europa ed in Nord America e l’anello quasi inesistente lo dimostra. Le prove si estrapolano dalla memoria dei tronchi senza necessità di sezionarli e dunque di ferirli mortalmente. Si usa il metodo poco invasivo del carotaggio e si prelevano campioni simili a lunghe matite che andranno a formare la libreria lignea che custodirà i dati utili agli scienziati per osservare come le foreste rispondono agli eventi climatici estremi.
Quella in fase di compimento ad Harvard sarà una ricerca lunga ed accurata dove gli accademici preleveranno in 35 diverse foreste dai 2,500 ai 3,500 campioni per mappare lo sviluppo vegetativo passato che forse potrebbe suggerire anche una traccia utile per decisioni ambientaliste future. Ci siamo abituati ad una dendrocronologia che legge il passato, elabora i suoi dati ma è impotente di fronte all’avvenire che evidentemente non può essere previsto.
Eppure la lettura che emerge dalla preoccupante storia del fiume Colorado ( che fornisce acqua a decine di milioni di persone dalla California all’Arizona passando per il Nevada) di cui si è studiata la portata attraverso la dendrologia, suggerisce che certe “inconsapevoli” (secondo le parole dell’autore) scelte ambientaliste passate contribuiscono, insieme ad altri fattori antropologici, al fallimento di un progetto.
L’accordo”Colorado River Compact” firmato circa 100 anni fa nel novembre del 1922 sull’assegnazione dei diritti sull’approvvigionamento dell’acqua del fiume omonimo tra i sette stati che gravitano intorno al fiume si basò e di conseguenza tarò su dei dati che presero in considerazione un ventennio estremamente piovoso che andava dal 1900 al 1921 e che mai più si ripetè nella storia, come dimostrano studi di dendrologia dell’area interessata che hanno scandagliato gli ultimi 500 anni.
Fu una scelta fatale secondo l'autore che pesò per sempre sul territorio e contribuì a determinare una crisi idrica senza precedenti che ora si mostra in tutta la sua drammaticità.
Tra gli aspetti più interessanti della dendrologia e delle sue innumerevoli applicazioni che spaziano dalla dendroclimatologia, alla possibilità di datare siti archeologici, opere d’arte, strumenti musicali (come il preziosissimo violino Guarneri) mobili antichi attraverso l’analisi degli anelli di accrescimento, c’è il vantaggio di poter avere a disposizione archivi millenari in grado di datare ciò che altri strumenti (quelli che tengono traccia del meteo per esempio ) non riescono a fare.
Una scienza affascinante che si basa su analisi tecniche, rigorose campionature, modelli matematici complessi ma che permette anche ad
un bambino l’osservazione a occhio nudo di un modello di perfezione del mondo naturale pronto da leggere che serve a conoscere la storia per comprendere il presente ma che è utile anche per non compiere gli errori passati.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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