L'irresistibile ascesa degli Sforza, infaticabili in guerra e nell'alcova

In sole due generazione la famiglia di umilissime origini, realizzò una incredibile ascesa sociale. Muzio da soldato di ventura diventò uno dei più abili condottieri. Mentre il figlio Francesco il 22 marzo 1540 fu proclamato duca di Milano. Entrambi realizzarono preziose alleanze grazie ai molti matrimoni dei loro numerosissimi figli,, legittimi e no

Due generazioni soltanto per uscire dall'anonimato e quindi diventare nientemeno che duchi di Milano, la carica che il figlio di Muzio Sforza, Francesco I, riuscì a ottenere dopo aver assediato e preso per fame la città. I suoi discendenti mantennero poi il controllo del ducato per quasi un secolo, celebrando l'apogeo della casata con il matrimonio tra Bianca Maria, nipote del capostipite, e l'imperatore Massimiliano I d'Asburgo. Poi una lenta decadenza che portò all'estinzione degli Sforza e il passaggio di Milano alla corona austriaca.

Tutto iniziò il 22 marzo 1450 quando Francesco Sforza con le armi riuscì a imporre alla città il suo diritto alla successione sul trono dei Visconti, avendone spostato la figlia sedicenne di Filippo Maria nel 1441. Completando così un'ascesa sociale iniziata dal padre Muzio «Sforza» Attendolo quasi sessant'anni prima. Muzio era figlio di Giovanni, forse piccolo nobile o più probabilmente mugnaio del paese, nato nel 1369 a Cotignola, in provincia di Ravenna. Narra la leggenda che nel 1382, mentre zappava la terra, vide passare la compagnia di Boldrino da Panicale. Stanco si spremere sudore, decise di lasciare la vanga per la spada, diventando in breve uno dei più popolari capitani di ventura dell'epoca. Meritando in breve il soprannome di «Sforza»: forse perché non si arrendeva mai ai rovesci della fortuna, forse per i suoi muscoli possenti (si narra fosse in grado di piegare un ferro di cavallo con le mani) forse, assai più malignamente, per l'energia che metteva nel reclamare il bottino di guerra.

Instancabile sul campo di battaglia ma anche nel talamo, Muzio ebbe molte amanti, molte mogli e moltissimi figli, almeno 16, tra cui nel 1401 Francesco, nato da Lucia Terzani da Marsciano a San Miniato in provincia di Pisa. Il ragazzo si dimostrò degno rampollo di cotanta stirpe. Cresciuto tra le corti di Firenze e Ferrara, si unì presto alla compagnia del padre, a 18 anni si era fatto la fama di energico e coraggioso soldato e 23 potè vantarsi di aver sconfitto in battaglia nientemeno che Braccio da Montone, uno dei più famosi condottieri dell'epoca. Fu così che nel 1425 entrò in contatto con Filippo Maria Visconti che gli offrì un contratto di «condotta» di cinque anni, gran parte dei quali passati combattendo contro Firenze. Terminato il contratto Francesco era libero di cercarsi un nuovo «contratto» e subito arrivò un'offerta da Firenze. Temendo che le mire dei toscani si potessero allungare sulla Lombardia, il Visconti «rilanciò», offrendogli in sposa la figlia Bianca Maria, allora di soli 5 anni, e una dote di cui ebbe subito un anticipo consistente nelle terre di Cremona, Castellazzo, Bosco Marengo e Frugarolo. Negli anni successivi Francesco proseguì nelle sue campagne combattendo per Milano ma anche per Firenze e Venezia. Nel 1441 potè finalmente sposare Bianca Maria e subito dopo si alleo con Renato d'Angiò e partì alla conquista del Regno di Napoli, ma dovette ritirarsi dopo alcune sconfitte.

Arriviamo così al 13 agosto 1447, quando muore Filippo Maria senza eredi, consentendo a Francesco di reclamarne il ducato. La città però tentò un'avventura assai ardita, creando l'Aurea Repubblica Ambrosiana. Lo Sforza radunò le sue truppe e mosse guerra a Milano, all'inizio del 1450 cinse d'assedio le mura costringendo la popolazione ad arrendersi per fame. E finalmente il 22 marzo (anche se qualcuno indica come data il 25) Francesco Sforza entrò trionfante in città. Francesco si dimostrò buon governante, e in tal senso viene più volte citato da Niccolò Macchiavelli nel suo «Principe»: modernizzò la città, creò un sistema fiscale efficiente, fece della sua corte un centro artistico e culturale. Fece erigere il famoso Castello che porta il nome della sua famiglia, e la fondazione dell'Ospedale Maggiore, realizzato dall'architetto Filarete, oggi sede della Statale. Nonostante il suo passato militare, stipulò importanti trattati di pace Firenze e Venezia e grazie a un'intensa attività diplomatica, riuscì a limitare gli appetiti dell'ingombrante vicino francese.
Come il padre, fu molto attivo anche in camera da letto: ebbe 8 figli dalla moglie ma ben 40, ma qualcuno dice molti di più, da varie donne. Morì l'8 marzo 1466 lasciando il trono al figlio maggiore Galeazzo Maria, cui succedette Gian Galeazzo, uomo debole che abbandonò presto il ducato al giovane zio Ludovico detto il «Moro». A riprova del prestigio goduto dal casato milanese in quel periodo vi è il matrimonio celebrato tra Bianca Maria, sorella di Gian Galeazzo e l'imperatore Massimiliano I d'Asburgo.

All'inizio del Cinquecento le fortune degli Sforza iniziarono a tramontare: Ludovico, fu sconfitto e fatto prigioniero dai francesi. Si dovette attende il 1512, e l'intervento di una compagnia di svizzeri, per far tornare a governare i figli prima Massimiliano poi Francesco II, morto il quale il ducato entrò definitivamente a far parte dei possedimenti austriaci.

Ma qui, come si suol dire in questi casi, inizia un'altra storia: l'imperatore Carlo V d'Asburgo era infatti diventato nel frattempo sovrano anche di Spagna, legando così per oltre un secoli i destini di Milano a quelli di Madrid. E degli Sforza rimase solo il Castello che troneggia dal parco Sempione sul centro di Milano.

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