L'uomo dell'atomica che fra scienza e dubbi ha cambiato il mondo

Nel nuovo film Christopher Nolan racconta "l'individuo più importante mai vissuto"

L'uomo dell'atomica che fra scienza e dubbi ha cambiato il mondo

C'è chi lo definisce il film dell'anno, chi parla già di corsa all'Oscar. Oppenheimer, di Christopher Nolan, che è appena uscito negli Stati Uniti e arriverà in Italia il 23 agosto, racconta un personaggio affascinante e controverso, J. Robert Oppenheimer, il padre della bomba atomica, l'uomo a capo del famoso Manhattan Project, il nome in codice della corsa agli armamenti nucleari che l'America si impose di vincere negli atti finali della Seconda guerra mondiale. Nolan lo definisce «l'individuo più importante che sia mai vissuto».

La prima bomba atomica scoppiò a titolo sperimentale nel deserto del New Mexico il 16 luglio 1945. Sviluppò una forza di 21 tonnellate di Tnt e oscurò il sole. «Sono diventato Morte, il distruttore dell'umanità», avrebbe detto in un'intervista Oppenheimer. Pochi giorni dopo altri due ordigni sarebbero stati fatti cadere su Hiroshima e Nagasaki causando un numero di morti che si attesta fra i 150 e i 200mila e l'immediata resa del Giappone, l'ultima forza dell'Asse in campo. La guerra era finita, gli scienziati americani avevano appena fatto il più macabro dei regali all'umanità: la capacità di annichilirsi. «Con l'energia atomica è arrivato il potere di distruggere noi stessi. Un potere che cambia l'equazione della storia umana», ha detto Christopher Nolan da New York, dove ha partecipato a un incontro con la comunità scientifica, in cui era presente anche il fisico italiano Carlo Rovelli.

Da tre anni Nolan lavorava a Oppenheimer, trasposizione cinematografica di American Prometheus, biografia dello scienziato americano lunga oltre 700 pagine, scritta da Kai Bird e Martin J. Sherwin.

Dopo Dunkirk del 2017, dedicato alla famosa operazione di salvataggio dell'esercito inglese nel 1940, Nolan torna dunque a raccontare la storia della Seconda guerra mondiale, anzi, racconta - lo dichiara lui stesso - la storia più grande di tutte: «Quella di Oppenheimer è una delle più grandi, delle più drammatiche del percorso dell'uomo sulla terra» dice il regista inglese.

Oppenheimer, interpretato nel film da Cillian Murphy, insegnava fisica all'università quando venne reclutato da un burbero generale dell'esercito americano, Leslie Groves, interpretato da Matt Damon. Nel cast ci sono anche Kenneth Branagh nei panni del fisico danese Niels Bohr, Robert Downey Jr. in quelli del nemico di Oppenheimer, il capo della Commissione per l'energia atomica Lewis Strauss, e Emily Blunt che interpreta la moglie Kitty. Il fisico riesce nel compito di mettere insieme una squadra di un migliaio di scienziati, isolati per tutto il tempo del progetto in una città creata apposta nel deserto del New Mexico. Il risultato raggiunto non gli impedirà di pensare alle conseguenze morali e storiche della sua conquista scientifica. «Subito dopo quei fatti divenne depresso - spiega l'autore Kai Bird - non fu mai felice, o forse lo fu solo dopo il 1954 quando, a seguito di una vacanza a Saint John nei Caraibi decise di acquistare una proprietà nell'isola e si autoesiliò dal mondo. Era un'anima in pena e certo la sua storia, il suo senso di responsabilità per quanto fatto nel '45 contribuì molto al suo stato d'animo».

Nolan usa due diversi piani temporali, uno a colori, in cui racconta le vicende dello scienziato e del progetto Manhattan, e un altro in bianco e nero, in cui viene messo a fuoco il rapporto conflittuale con il capo della Commissione per l'energia atomica Strauss. Il regista fa una scelta molto precisa anche su cosa mostrare e cosa non mostrare dello sganciamento delle bombe in Giappone. Scelta che ha causato più di una polemica.

Nolan è stato tacciato di voler edulcorare la storia ma lui si giustifica così: «Quando faccio un film seguo il mio istinto e in questo caso sentivo che allontanarmi dall'esperienza di Oppenheimer sarebbe stato un tradimento della storia che raccontavo. Noi oggi sappiamo molto di più di quello che lui vide al tempo. Lui seppe delle bombe sganciate sul Giappone dalla radio, esattamente come tutti gli altri».

Impossibile non fare un parallelo su cosa accade oggi nel mondo, su due diversi piani. Quello della guerra in Europa e delle minacce nucleari che ne conseguono e quello dello sviluppo dell'Intelligenza artificiale, le cui possibili conseguenze sull'umanità sono spesso paragonate a quelle della costruzione dell'ordigno atomico. Oppenheimer nel 1947 fece una dichiarazione: «Se un'altra guerra dovesse esserci, l'umanità potrebbe non sopravvivere».

Sull'argomento, nel corso del dibattito newyorkese cui hanno partecipato anche l'autore della biografia Kai Bird, l'attuale direttore del Los Alamos National Laboratory Thomas Mason e il premio Nobel per la fisica Kip Thorne, è intervenuto il fisico italiano Carlo Rovelli: «Tutti dovrebbero vedere questo film, soprattutto per le domande che pone al pubblico, che non sono domande che riguardano il passato, o questioni generali come il rapporto fra scienza e moralità ma sono domande pregnanti per l'oggi - ha detto Rovelli - L'orologio che sta segnando il rischio atomico ora è molto vicino alla fatidica mezzanotte e i problemi che si faceva Oppenheimer allora sono i problemi nostri di oggi.

Il fatto che lui nel film continui a ripetere che l'unica via di uscita a questo punto è la cooperazione internazionale sembra un chiaro messaggio al presente in cui sembra che tutto vada nella direzione opposta e il rischio di catastrofe è enorme».

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