Gli appalti d'oro nell'Aler al setaccio dei magistrati

Ieri a san Vittore l'interrogatorio dei quattro arrestati «Timbravo il cartellino e uscivo a curare i miei affari»

Ammette di aver timbrato per anni il cartellino per poi trascorrere il resto della giornata lontano dall'ufficio. Di aver svolto, mentre percepiva quello stipendio, altri lavori e gestito affari che nulla avevano a che vedere con l'impiego da dipendente comunale. Tra questi, anche quelli che derivavano dalla Professione edilizia srl , società di cui riconosce di essere socio occulto. E sarebbe così, in anni di doppio lavoro - uno ufficiale a retribuzione fissa e quasi zero ore lavorate, l'altro nascosto e a quanto pare incredibilmente redditizio - che avrebbe accumulato quei lingotti d'oro del valore di 32mila euro l'uno, orologi e gioielli d'oro e la casa in affitto da 1.400 euro al mese dove viveva da quando si era separato dalla moglie.

Il giorno del primo interrogatorio davanti al gip Alfonsa Maria Ferraro solo tre dei quattro arrestati nell'ambito dell'inchiesta sul giro di tangenti a Palazzo Marino scelgono di parlare, raccontando la propria versione dei fatti. Quella di Angelo Russo, uno dei due impiegati dell'ufficio del settore Manutenzione di Palazzo Marino, suona come un'ammissione della consuetudine all'assenteismo dalla scrivania e soprattutto della partecipazione a una società da cui, proprio in quanto dipendente comunale, avrebbe dovuto stare alla larga. Ma non della corruzione e dell'associazione per delinquere: non aveva un potere tale da poter «comprare» i funzionari comunali che giravano nei corridoi della Direzione Centrale Tecnica, né per influenzare le gare, è la linea difensiva portata avanti dai suoi legali Franco Rossi Galante e Paola Boccardi. Come si spiega allora quell'ormai famosa telefonata intercettata il primo marzo 2012 tra Russo e Marco Volpi - l'unico formalmente titolare della Professione edilizia e l'unico della piccola cricca a non essere dipendente pubblico - in cui il primo dice al secondo: «Siamo a posto. Siamo messi bene, penso che qualcosa arriverà»? La tesi degli avvocati è che la gara di cui si parla in quella conversazione, poi, non sia stata vinta dalla Srl dei soci occulti. Anche se Professione edilizia proprio nel 2012 si aggiudica uno dei due appalti vinti dalla sua costituzione (nel febbraio del 2011) ad oggi.

Dei quattro attualmente in cella, Russo è quello che si sbottona di più. Il suo collega Giuseppe Amoroso, anche lui impiegato nel settore Manutenzione, ha scelto di non rispondere alle domande del gip. Lo ha fatto invece Luigi Mario Grillone, l'ex direttore prima del settore edilizia pubblica residenziale e poi scolastica, passato infine a lavorare per Citylife. Ma sulla sua linea difensiva il legale d'ufficio Cristian Agostino mantiene il più assoluto riserbo. Probabile che l'indagato decida di scegliere a chi affidarsi nei prossimi giorni.

Mancano ancora molti tasselli per ricostruire la rete che, secondo la magistratura inquirente, i quattro avevano messo in piedi. Il vaso di Pandora aperto non pare tutto svuotato: c'è una mole di documenti sequestrati dalla polizia tributaria della guardia di finanza che nei prossimi giorni sarà scandagliata dal procuratore aggiunto Giulia Perrotti, capo del dipartimento per i reati contro la pubblica amministrazione, e dal sostituto Luca Poniz.

Ieri intanto una lettera di dimissioni è stata recapitata da Angelo Russo, tramite il suo avvocato, al Comune di Milano.

Twitter @giulianadevivo

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