"26 case popolari su 31 agli stranieri". Lo squilibrio della Milano di Sala

Il 20% della popolazione residente regolarmente a Milano è straniera ma gli aiuti del Comune vanno per lo più in quella direzione, spiega il consigliere comunale Silvia Sardone

"26 case popolari su 31 agli stranieri". Lo squilibrio della Milano di Sala

A Milano, ormai da parecchi anni, il refrain sembra essere sempre lo stesso: priorità agli stranieri. E non si tratta di mere supposizioni o deduzioni ma di conclusioni tratte a partire dai numeri forniti dallo stesso Comune di Milano, come ha spiegato il consigliere comunale Silvia Sardone in un'intervista rilasciata al quotidiano Libero. In particolare, a segnare le differenze di trattamento sono le assegnazioni delle case popolari, destinate ai cittadini in difficoltà e rientranti nel progetto "Polmone abitativo" attivo dal 2019 al 2021, nato per garantire un tetto alle famiglie indigenti di Milano. Come segnalato su Libero, 26 dei 31 appartamenti individuati per questo piano sono stati assegnati a bando a nuclei stranieri.

Ed è facile fare i conti: il Comune ha destinato circa 3 case su 4 a cittadini extracomunitari. Il tutto rendicontato dal Comune di Milano e, per la precisione, le assegnazioni sono state così ripartite: nel 2019 Palazzo Marino ha assegnato 15 appartamenti a cittadini stranieri e solo 4 a nuclei italiani; nel 2020 sono stati 3 quelli consegnati a cittadini extracomunitari e nemmeno uno agli italiani; nel 2021 il rapporto è stato di 8 a 1. E risulta quanto meno strana la proporzione, considerando che il 2020 e il 2021 sono stati gli anni della pandemia, durante i quali molti italiani hanno perso il lavoro o sono stati sfrattati dalle loro abitazioni perché incapaci di pagare gli affitti ai privati a seguito della cassa integrazione Covid e della crisi economica. Eppure, a fronte di una popolazione straniera di appena il 20%, a Milano la maggior parte degli appartamenti del progetto "Polmone abitativo" sono stati assegnati a cittadini extracomunitari.

I numeri sono emersi grazie all'interrogazione di Silvia Sardone all'assessorato alla Casa del Comune di Milano: "Lo squilibrio è evidente ma non ci stupisce visto che quando si parla di politiche sociali e abitative i nostri connazionali vengono sempre scavalcati e a tal proposito ci sono una marea di esempi significativi, vedi bebè card, misure di sostegno al reddito, borse lavoro, esenzione mense. A sinistra grideranno al razzismo ed è verissimo che c'è razzismo: ma verso gli italiani, non certo verso gli stranieri".

A livello di proporzioni, si è davanti a uno squilibro notevole. "Possibile che gli italiani debbano sempre venire dopo? Ci sono migliaia di milanesi, in difficoltà economico-sociali, che abitano nella nostra città da decenni: perché chi è appena arrivato merita più aiuto rispetto a loro? Il welfare anti-italiano della sinistra è sempre più pericoloso e soprattutto ingiusto", dice ancora Silvia Sardone al quotidiano Libero.

Al di là dei numeri, è sufficiente anche fare un passaggio nelle periferie di Milano, dove la lingua italiana è diventata minoritaria: "È così difficile per il sindaco Sala e la sua giunta supportare i nostri cittadini? Stop a questo razzismo al contrario".

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