È caccia aperta ai killer che, poche ore fa, hanno piazzato una bomba nell’ascensore di Arsenij Pavlov, comandante filo russo del “Battaglione Sparta” – conosciuto con il nome di “Motorola” - che, a gennaio 2015, ha sottratto l’aeroporto di Donetsk al controllo ucraino dopo 242 giorni di combattimenti feroci.
Secondo le prime ricostruzioni, il comandante sarebbe stato coinvolto nell’esplosione di una bomba piazzata nell’ascensore del suo condominio a Donetsk, capitale della omonima repubblica, e, nonostante il tentativo dei medici, è stato impossibile salvargli la vita. La moglie di Pavlov ed i due figli, che erano in casa al momento dell’esplosione, sono rimasti illesi. La scorsa estate, a giugno, Motorola era già stato vittima di un attentato mentre era ricoverato nel reparto di traumatologia dell’ospedale di Donetsk.
Le autorità locali hanno iniziato una caccia all’uomo senza quartiere per rintracciare i colpevoli. Stando alle prime indiscrezioni, i sospetti convergono tutti sull’intelligence ucraina. Il ministero della Difesa di Donetsk, sin da subito, ha parlato di “attacco terroristico”. Questa mattina, in merito all’accaduto, anche il presidente della Repubblica Popolare di Donetsk Alexander Zakharchenko, si è espresso con toni minacciosi. Secondo quanto apprendiamo dall’agenzia governativa Doni Press, Zakharchenko, durante una conferenza stampa straordinaria, si è rivolto “al personale militare ucraino, ai servizi di sicurezza dell’Ucraina e all’intelligence di Poroshenko” promettendo “nessuna pietà per gli assassini”.
Motorola, cittadino russo classe 1983 partito come volontario in Ucraina orientale all’indomani di Euromaidan, era annoverato nella lista nera degli “attentatori dell’integrità territoriale” emanata dal governo ucraino così come in quella dell’Unione
europea.Il battaglione guidato da Motorola è attualmente dispiegato su uno dei fronti più difficili e strategici di Donetsk e, adesso, sono in molti a domandarsi quali ripercussioni si avvertiranno a ridosso della prima linea.
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